Mùm
Smilewound
(CD, Morr Music)
folktronica, glitch
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Devo confessare che ho esitato parecchio prima di scrivere queste righe. Il ritorno dei Mùm, col sesto album della loro carriera, Smilewound, è infatti caratterizzato da qualche passo avanti, qualcuno indietro, ma soprattutto da undici canzoni che hanno bisogno di tempo.
Inutile cercare di liquidare Smilewound in due o tre ascolti, magari anche distratti o – peggio ancora – in streaming. Il nuovo dei Mùm è un album che richiede un ascolto di qualità (nel senso di HiFi) e del tempo. La qualità necessaria per percepire il certosino e magnifico lavoro che è stato fatto nella costruzione dei suoni e per la composizione di melodie che altrimenti apparirebbero come semplicemente labirintiche. Il tempo è quello necessario per assimilare un disco che, una volta fatto “nostro”, sarà lì pronto ad aspettarci con una familiarità rassicurante, ma anche con la grandezza degli album che sanno regalare emozioni e dettagli nuovi ad ogni ascolto.
Tornata all’ovile Gyða Valtýsdóttir, una delle due gemelle della prima ora, il suono dei Mùm si evolve alla ricerca del glitch-pop perfetto, facendo indietreggiare (anche se non troppo) gli elementi folk delle ultime prove.
Beirut e Kylie Minogue (sì, proprio lei!) ci mettono del loro, graditi ospiti di un viaggio musicale che allontana definitivamente i Mùm dai connazionali Sigur Ros e li rendi forti di una cifra stilistica ormai del tutto personale, che farà il godimento di chi non è affetto da quella sorta di bulimia musicale che (ci) costringe a infilare le nuove uscite discografiche in una specie di tritatutto da cui se il pappone che ne esce fuori non è speziato e saporito al primo impatto… è tutto da buttare nel cestino, dando immediatamente il comando “svuota”.
E invece qui siamo nella condizione di riscoprire il piacere slow di un disco che gioca a nascondino prima di farsi apprezzare.
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