Mum Drinks Milk Again
Who Wants To Fuck?!
(Cd, Autoproduzione)
stoner rock
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Due sconosciuti, un incidente, un disco insieme. Questa è brevemente la sequenza cronologica della loro storia: loro sono in due (Luca, batteria e Michele, chitarra e voce) e dal 2008 si esibiscono in giro per l’Italia a proporre il loro stoner rock. Il duo toscano, precisamente di Prato, è conosciuto nel circuito musicale con il nome di Mum Drinks Milk Again. Il loro album, dall’emblematico titolo Who Wants To Fuck?!, è un concentrato di stoner alla maniera dei Queens Of The Stone Age, non disdegnando qualche puntatina pop, grunge,punk o elettronica.
Tredici tracce che spaccano nel vero senso della parola; particolare è anche la scelta dei titoli dei brani: quasi tutti sono rappresentati da numeri, ovviamente disposti in maniera casuale (oppure c’è un senso?). Tuttavia gli indizi, dopo aver ascoltato l’intero album, faranno propendere per la prima.
Quello che regna è un senso quasi estremo di pazzia, come dimostrano lo stoner insano di 5, o i riff ossessivi di 8 e quelli spigolosi di 10. L’esempio più clamoroso è 9, dominata dalle risate isteriche da squilibrato mentale (e qui viene in mente un certo John Lydon). In mezzo a cotanta follia prende forma un barlume quantomeno di lucidità/normalità: si tratta di D.To, con le sue linee vocali dal sapore pop.
L’elettronica fa capolino nei pezzi strumentali di Intro e nella techno di Something About Fisting (questo titolo è un altro esempio del loro squilibrio; per chi non sapesse cosa vuol dire la parola fisting rimandiamo al caro google). La band toscana ci saluta con 11, un concentrato di paranoia, claustrofobia,distorsioni e ritmi tribali. Non poteva certo mancare la ghost track, una vetrina per effetti di chitarra.
I Mum Drinks Milk Again vogliono dare l’impressione di un gruppo fuori controllo, non solo a parole. Ci riescono davvero perché la pazzia ce l’hanno nel sangue e non si nascondono dietro a falsità o a pose artificiali. Il loro modo di fare è l’essenza del rock, che se ne frega della possibilità di risultare sgradevole alla massa (al contrario dei vari Vasco Rossi e Ligabue), tenendo presente che questo paragone è più dettato da un fatto concettuale che strettamente musicale. I titoli a volte enigmatici (Bog Borgor), a volte a sfondo sessuale (Something About Fisting), altri enigmatici (1) ne sono la limpida prova.
Ps: nessuno si è ancora accorto che l’acronimo di Mum Drinks Milk Again è MDMA?
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