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Monotonix: Not Yet

Il power trio israeliano Monotonix da alle stampe il suo secondo full-length, Not Yet, un’altro carico di canzoni dallo spirito grezzo e rock and roll, concreto, diretto e stradaiolo

Monotonix
Not yet

(CD, Drag city records)

indie-rock, garage-rock

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Monotonix- Not YetIl power trio israeliano Monotonix dà alle stampe il suo secondo full-length, Not yet, un’altro carico di canzoni dallo spirito grezzo e rock and roll, concreto, diretto e stradaiolo.

La band originaria di Tel Aviv, formatasi nel 2005, è ormai internazionalmente nota grazie al proprio rock sanguigno e verace, memore della lezione dei grandi degli anni ’70, come Led zeppelin, Grand funk railroad e Thin Lizzy, che trova il suo habitat naturale nei live show, dove il trio, guidato dal selvaggio singer Ami Shalev, si scatena in performance infuocate, mirate sopratutto a coinvolgere e intrattenere l’audience, con una carica e una spontaneità davvero invidiabili e tipicamente rock and roll.

Dopo un EP datato 2007 e un primo CD (Where Were You When It Happened?) edito l’anno successivo, i Monotonix, accompagnati dalla capace regia sonora di Steve Albini, concretizzano con Not yet questi anni passati a sudare sui palchi di mezzo mondo, consegnandoci un lavoro che sprizza sincero entusiasmo e passione da ogni solco.

Certo, chi sia alla ricerca della sperimentazione e della ricerca applicata al rock forse non troverà molto pane per i propri denti, visto che la missione dichiarata del trio è “solamente” divertire e divertirsi, suonando del semplice e robusto rock, ulteriormente corroborato da un anarchico e indomito spirito indie-punk. Non a caso infatti una delle canzoni più emblematiche dell’album è intitolata Fun fun fun, triplice inno alla destinazione che questa musica ha in mente e nel cuore.

monotonix in con certo
I Monotonix al Primavera Sound 2010 (foto di Massimo Garofalo)

Il semplice ma solido tappeto sonoro delle chitarre di Yonatan Gat e le ritmiche selvagge del drummer Ran Shimoni sono sempre in bilico fra accenti garage e svisate punk, ricordando un ipotetico mix fra Hives, Datsuns, Stooges, MC5 e addirittura Motorhead. Questa varietà di intonazioni si dipana lungo brani sempre compatti e diretti, ma anche mutevoli, come la punkeggiante opener Nasty fancy, la più classica Blind again, la aggressiva Try try try, oppure le svisate quasi psichedeliche della penultima Late night. Tutte canzoni queste, che sembrano racconti di vita, aneddoti da tour-bus, narrati da qualche rocker dall’aspetto vissuto, proprio come i tre figuri che compongono i Monotonix.

Sebbene in console sieda Albini, la produzione è minimale, e si limita a consegnare all’ascoltatore il sound della band con meno intermediazioni tecniche possibili, seguendo un approccio quasi lo-fi, che, in questo caso, rende bene il feeling stradaiolo e l’urgenza espressiva del gruppo.

In definitiva Not Yet è un album che compie appieno il suo lavoro, non lasciando dubbi sull’ottimo stato di forma in cui versa il gruppo, di certo non a corto di carica ed entusiasmo. Niente di nuovo o originale, ma un’ottimo intrattenimento di valido rock and roll.

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