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Moderat: II

Torna lo strano terzetto composta da Apparat e i Modeselektor: i Moderat di II fanno tesoro di buona parte della musica elettronica dei anni scorsi e mettono una ipoteca su come si farà quella dei prossimi

Moderat

II

(Cd, Monkeytown)

elettronica, dubstep, shoegaze, dreampop

______________

A quattro anni di distanza tornano i Moderat, ovvero il frutto della collaborazione tra Apparat e i Modeselektor, il primo impegnato nel produrre melodie sognanti e rarefatte, i secondi nel rafforzarle ritmicamente. Più o meno.

Con II non commetteremo l’errore commesso con il primo album a firma Moderat (che seguiva di sette anni un aborto di collaborazione che ebbe come frutto un misero Ep): questa è musica che richiede ascolti prolungati e attenti, su un impianto come si deve, salvo poi scoprire in cuffia altri microsuoni che misteriosamente prima non avevamo percepito, ripassando alle casse per capire che lì la vena melanconica…, e così di nuovo, sorpresa dopo sorpresa, dettaglio dopo dettaglio.

Insomma, II è un discone e le canzoni dei Moderat quanto di più lontano si possa concepire dalla musica di facile ascolto, anche se volendo potrebbe esserlo, sapendo bene però di perdere nel frattempo un sacco di roba.

Dal canto suo Apparat non l’ha finita neanche stavolta di essere rimasto folgorato dai Radiohead di Kid A (e Tom Yorke è comunque un fan sia di Sascha Ring sia della coppia Sebastian Szary & Gernot Bronsert), ma i suoi testi depressivi e la sua vena melodica vivono di vita propria e trasmettono una melanconia contagiosa, anche sotto il cocente sole di questa estate, lasciandoci la promessa che questo disco, come fece il precedente, ci farà buona compagnia anche e soprattutto con i prossimi mesi freddi.

Rispetto al passato, i pesi stavolta sono invertiti: mentre Moderat era un album segnato soprattutto dal ritmo e con le melodie in sottofondo, qui invece la fanno da padrone, come dire più Apparat e meno Modeselektor. Ma pur sempre con quel suono che ormai è immediatamente riconoscibile come appartenente ai Moderat: i beats continuano ad essere semplici nonostante costruiscano labirinti, mentre le melodie elettroniche riportano lo stordimento ritmico del corpo verso più morbide depressioni, in una sorta di dreampop/shoegaze digitale.

Basslines dense e grasse (Bad Kingdom, guarda e ascolta), veri e propri stati di trance indotta da cicli ritmico-ripetitivi, eterei e quasi-liquidi trip onirici, strizzate d’occhio al dubstep senza mai abbracciarlo davvero, l’invenzione di una “nuova” chillwave per il dancefloor: i Moderat di II fanno tesoro di buona parte della musica elettronica dei anni scorsi e mettono una ipoteca su come si farà quella dei prossimi, strafregandosene delle esigenze dei servizi di streaming (Spotify) e prendendosi tutto il tempo che gli serve per esprimere ciò che vogliono (Milk, 10 minuti).

Imperdibile! Anche disponibile in deluxe limited edition.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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