Modena City Ramblers
Sul Tetto Del Mondo
(Cd, Mescal/MCRecords/Universal)
folk rock
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Non è sempre avvicinandosi alle cose che se ne riescono a percepire i contorni e le sfumature. Allo stesso modo, se vogliamo cercare di capire in maniera chiara e dettagliata le contraddizioni della società e del tempo che ci è dato di vivere, a volte sarebbe opportuno allontanarsi, fare un passo indietro, arretrare lo sguardo un po’ più in là. Un cambio di prospettiva, anche solo intimo e metaforico, che ci consenta quel distacco necessario alla comprensione della complessità degli ingranaggi che (s)regolano il nostro presente.
Un nuovo punto di vista che magari ci conduca fin Sul Tetto Del Mondo al seguito dei Modena City Ramblers e del loro ultimo lavoro, il dodicesimo esaltante capitolo di una storia avvincente e ventennale, nata nel 1991 in un pezzo dell’Emilia che sogna(va) l’Irlanda e successivamente diffusasi disco dopo disco, concerto dopo concerto nel resto d’Italia.
Ben tredici brani per quasi un’ora di musica in cui l’amore e la suggestione per certe sonorità d’oltremanica rimangono assolutamente immutati risultando, semmai, rafforzati da un uso abbondante di violini, flauti e fisarmoniche danzerecce, capaci nel complesso di metterne in risalto l’anima folk rispetto a quella più esplicitamente rock.
Se a livello musicale, nonostante le ultime defezioni del produttore e polistrumentista Kaba Cavazzuti e della voce femminile di Betty Vezzani, tutto suona come e meglio di prima, è dal versante letterario che qualche novità balza all’ascolto. Non tanto nelle tematiche, quanto piuttosto nell’approccio scelto nell’affrontarle, libero da qualsivoglia sovrastruttura concettuale e rivendicativa. Il trittico iniziale (AltrItalia, I Giorni Della Crisi, Interessi Zero) ne è l’esempio: nessuna rabbia, niente toni evocativi, ma una narrazione quasi didascalica e giornalistica dell’esistenza di un alt(r)o Paese che vive e si diffonde, che non si trova sui giornali né tantomeno nei palinsesti della tv; oppure dell’inevitabile implosione di un sistema economico malato il quale, reggendosi su soldi esclusivamente virtuali, invita quotidianamente e dissennatamente a consumare, consumare, consumare, trasformando i nostri sogni in realtà, tanto poi per pagare c’è sempre tempo… Temi pe(n)santi ai quali guardare da lontano ma senza distacco Seduto Sul Tetto Del Mondo, perché è proprio lì che l’orizzonte comincia a parlare.
L’ora scarsa di musica si completa con un paio di incursioni sul terreno sempre insidioso della cosiddetta canzone d’amore (Tra Nuvole E Terra, Specchio Dei Miei Sogni), un assaggio di Sudamerica impreziosito dalla presenza di Tony Esposito (Que Viva Tortuga!) e con l’omaggio a Il Posto Dell’Airone, ovvero alla storica sala di registrazione dell’Esagono di Rubiera (RE) che con la registrazione di quest’ultimo lavoro made in MCR ha chiuso, purtroppo, definitivamente i battenti.
Fedele al proprio spirito rambler, è comunque la strada, la piazza, il luogo che meglio rappresenta l’anima della band emiliana. L’appuntamento allora è Sul Tetto Del Mondo, per ritrovarsi insieme a festeggiare vent’anni di musica, canti, danze e passioni. E per dare l’avvio ad un nuovo viaggio altrettanto lungo, bello, insidioso e ricco di soddisfazioni che, si spera, nei prossimi decenni ci possa portare alla conquista di un altro mondo possibile.
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