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Michael Kepler: recensione di Mask Of The White Ape

Debutto per Mark Kepler con un album tra prog, fusion e metal. Voce di Alessandro Lyso Ranzani dei vecchi Movida.

Michael Kepler

Mask Of The White Ape

(Universal)

progressive rock, fusion, metal

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Michael Kepler è un musicista di origini italo-svizzere appassionato di progressive rock e che ha scritto questo suo album di debutto, Mask of The White Ape, suonando diversi strumenti lasciando  mescolare influenze fusion e metal attraverso queste sue prime otto canzoni, composte tra il 2019 e il 2023 mentre suonava con altre band.

Prodotto da Pietro Foresti, troviamo alla voce Alessandro Lyso Ranzani, ex voce dei Movida, Vincenzo Giacalone alle chitarre e tastiere e Alessio Spallarossa alla batteria. La “Maschera” del titolo dell’album è la metafora delle personalità che adottiamo per sopravvivere ad un mondo che ci vuole scimmie ammaestrate dal consumismo e dal conformismo.

Questo lavoro è stato anche condizionato dalla perdita di due persone care all’artista che hanno lasciato un segno nella sua vita, e ha suscitato profonde riflessioni che si sono riversate nelle liriche, in canzoni caratterizzate dalla personalizzazione del suo stile e attraversate da un mood malinconico come in Cascades, la falsa promesssa di riconciliazione con il proprio equilibrio interiore attraverso quella salvezza oggi così tanto commercializzata, quando basta una semplice immersione nella natura come unico momento di guarigione.

 

Cresciuto a piano e batteria, il basso è stato il grande amore di Kepler grazie ad un professore di musica che non vedendolo impegnarsi al piano l’ha invitato a farlo con il famoso strumento a 4 corde, e lungo le tracce di questo disco si avverte la sia notevole tecnica per esempio nel brano di apertura Nobody Told You. Kepler ha dichiarato di essere stato influenzato dai Rush, i King Crimson, i Porcupine Tree e Mike Oldfield, apprezzando differenti generi musicali e artisti come Slayer, Tangerine Dream, Miles Davis o i Japan.

La sua attenzione alle atmosfere prog rock si traduce in sonorità morbide nelle parti meno ingombranti come Orange is the Ocean, brano sulla precarietà della propria esistenza, producendo un’esperienza musicale onirica e coinvolgente. In altri brani come Continuous Root assistiamo a scariche elettriche e ritmi impetuosi, raccontando delle nostre esperienze macinate dal tempo che maturano la nostra personalità se accettiamo anche le nostre debolezze

In Dead But Still Moving Kepler ci ammonisce di quanto siamo volubili con la metafora della rana che non si accorge che sta bollendo, perché siamo impegnati su cose che non hanno reale valore, soprattutto con l’ausilio di “droghe” (Give’Em Hope) non solo chimiche ma anche semplici vizi e le illusioni a cui abbocchiamo per fuggire dalla realtà. Questo sentimento scorato è presente in diversi brani come in It Does Not Rain, dove sotto un cielo finto osserviamo la vernice sbiadire, lasciando intatto il legno su cui è stata dipinta la nostra vita..

Passing the Door incoraggia a lasciare indietro il passato, andando verso quel che viene con fiducia, affrontando il futuro nonostante le incertezze. Mask of The White Ape è tuttavia una sorta di tumulto emotivo che invita a non temere il cambiamento e a confrontarsi con le proprie emozioni, per permettere una vera evoluzione.

Social: linktr.ee/michaelkepler

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