Mice Parade
What It Means To Be Left-Handed
(Cd, FatCat)
art-pop, rock, post-rock, world
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Adam Pierce torna ad anagrammare il suo nome e riporta in vita i suoi Mice Parade, alla settima uscita discografica dopo tre anni d’assenza. Il loro nuovo lavoro si chiama What It Means To Be Left-Handed, ed è un po’ come viaggiare col cuore aperto ad essere colpito da qualsiasi tipo di emozione.
La materia folk-pop dei Mice Parade stavolta è passata al setaggio da tutta una serie di influenze etniche, soprattutto a livello percussivo, passando dal Brasile all’Africa più profonda, apparentemente senza soluzione di continuità, in realtà come una nuovo sistema per mettere al servizio della visione più sghemba possibile della materia pop e rock pulsazioni provenienti da tutto il mondo.
Della partita è quel gigante di Dough Scharin, batterista di immense qualità già con Codeine, Rex, June of 44 e più recente con i suoi HIM, ma in squadra c’è anche Kristin, ex Mùm, i giapponesi Toe, percussionisti dal Senegal e un panorama di musicisti delle più svariate estrazioni culturali.
Dal canta suo Pierce se ne rimane alle percussioni e dirige tutti come un pifferaio magico, avendo bene in testa dove vuol portare la sua tribù di musicisti: oltre i confini del folk, del pop e del rock. Riuscendoci con un disco che si lascia apprezzare solo dopo molti ascolti, privo com’è di qualsiasi tipo di ritornello o inciso in grado di ficcarsi nelle orecchie, ma pieno di raffinatezze compositive e strumentali in grado di fargli passare indenne qualsiasi prova del tempo.
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