Meniscus
Refractions
(Bird’s Robe Records)
post rock
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Di anatomia qui ce n’è poca, il termine Meniscus si riferisce prettamente alla band proveniente da un continente lontano, l’Australia, la quale ritorna sul mercato discografico con il nuovo Refractions: album composto da otto brani dal sapore post rock strumentale.
Noti al pubblico dal 2011 con il primo album War of Currents, i Meniscus negli anni sono considerevolmente cresciuti affiancando in tour band come i Fair of Midland, Dead Letter Circus e The Fall of Troy, eventi che hanno dato loro la possibilità di acquisire maggior esperienza, nuove sonorità, la giusta maturità e fare scorta d’idee per il nuovo album.
La particolarità di questa band, di origini aborigene, è proprio la scelta di non utilizzare testi per i propri brani, ma dar voce in maniera chiara e netta solo alla strumentazione, unica protagonista assoluta dell’album.
Refractions è un progetto, come amano definirlo i Meniscus, cinematico: “parte della meccanica, detta anche geometria del movimento” nel quale il suono viaggia nei meandri del post rock più vero permeando a fondo nella fantasia di chi ascolta, lasciando libero arbitrio all’illusione e conversando a nudo con la propria anima.
Letteralmente Refractions significa rifrazioni: deviazione subita da una radiazione elettromagnetica o da un’onda sonora nel passare da un mezzo a un altro di diversa densità.
Applicando il concetto all’ideologia della band, si parla di madrigalismo. Una qualsiasi forma in cui il testo musicale è strettamente aderente al testo poetico, non solo dal punto di vista musicale ma anche da quello grafico.
La musica dei Meniscus, definita visiva, non è incentrata solo sul suono che esprime emotivamente i contenuti del testo, ma è attraverso lo stesso andamento delle note che richiama alcuni concetti, i quali mostrano eventuali significati celati nel testo spesso impercettibili a primo acchito.
I suoni creati ad hoc dalla chitarra con i suoi effetti di riverbero, overdrive e una punta di flanger, hanno una valenza cosmica, utopica, estrosa. La ritmica è egregia, instrada con diligente armonia le sequenze di basso con riff caldi e profondi a rifrazioni elettriche, quasi psichedeliche.
Interessante è la parte creativa-visiva apprezzabile solo dal vivo, la quale con il tempo è diventata un pilastro importante dei live contest.
Attraverso le proiezioni video e la mescolanza di luci che ben s’identificano di volta in volta con la successione dei brani, i loro spettacoli si innalzano ad un livello superiore caratterizzati da effetti scenografici a dir poco strabilianti.
La formazione di Sidney è composta da Alex O’Toole alla batteria, da Daniel Oreskovic alla chitarra, dal gentil sesso e bassista Alison Kerjean e dal grafico Martin Wong, unitosi come quarto membro per dare un contributo alle arti visive.
Nessuno strumento è fuori luogo, nessuna immagine è scontata, nessun suono è orfano di se stesso. Elementi che fanno parte di un progetto musicale ben pensato e strutturato, che ha portato i Meniscus a realizzare bit per bit l’album Refractions.
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