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Megadeth: Super Collider

Dave Mustaine e soci (i Megadeth) tornano con Super Collider, un album molto hard rock che probabilmente non convincerà a fondo i più. Grintoso e cupo. Basterà?

Megadeth

Super Collider

(CD, Tradecraft)

heavy metal, hard rock, thrash metal

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Tornano i Megadeth con il loro quattordicesimo lavoro, Super Collider. L’album è composto da 11 tracce (2 in più nella versione deluxe) dal sapore poco thrash e molto più votato all’hard rock.  Il tempo passa per tutti e non si può pretendere di rimanere sempre gli stessi, quindi inutile stare a criticare più di tanto le scelte di gruppi che hanno fatto la storia e storcere il naso di fronte ad album del genere. Di certo Super Collider appare un album un pò fine a se stesso e pensato per raccogliere un discreto consenso a livello commerciale.

Il disco parte benissimo con Kingmaker, di sicuro la miglior composizione dell’album, l’unica che sembra ispirarsi al passato. Segue poi Super Collider che sembra una fusione del recente Ozzy Osbourne con i  recenti lavori dei Kiss. Niente di speciale

Degne di nota sono Built for war con il suo sound thrash(almeno una), The Blackest Crow, il brano più particolare dell’album con la sua base di chitarra acustica un pò country e Don’t Turn Your Back,  molto grintosa.

Off the Edge, Burn!, Dance in the Rain e Beginnin of Sorrow si mantengono sulla stessa scia, alternando hard rock e toni cupi e mirati assoli. In chiusura una bella Cold Sweat ripresa dai Thin Lizzy.

In definitiva Super Collider rimane un album messo là nel limbo, a cercare la sua collocazione temporale e spaziale, come un attaccante consumato che  spara gli ultimi colpi in una squadra di media classifica. Le cose buone si vedono, ma la gloria di un tempo un pò meno.

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Stefano Di Pangrazio
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