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Meat Puppets: Lollipop

Lollipop è il tredicesimo lavoro dei Meat Puppets, il secondo disco da quando si sono riuniti nel 2006. La cult band leggenda dell'underground americano, attiva sin dagli inizi degli anni ottanta, ci consegna un nuovo lavoro che ...

Meat Puppets

Lollipop

(Cd, Megaforce)

punk, country

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MeatPuppetsLollipopSi chiama Lollipop il trediscesimo lavoro dei Meat Puppets,  secondo disco da quando si sono riuniti nel 2006. La prima cosa che sorprende della band dei fratelli Kirkwood è quella incredibile capacità di fondere l’attitudine punk-rock (e la loro storica militanza nella scena statunitense) alle sonorità tipiche dell’America contemporanea (il folk prima di tutto).

Gli affreschi acustici e campestri vengono sporcati con iniezioni di low-fi che sono la testimonianza che la fama del gruppo è legittimata da una classe non comune. Non è un caso che band come Sonic Youth, Flaming Lips e Nirvana (che li scelsero come loro supporter) abbiano espresso il loro apprezzamento per il gruppo di Phoenix.  Gli album leggendari degli inizi che avevano elevato i Meat Puppets a band di culto dell’underground americano sono ormai troppo lontani e oggi la band è cambiata.

L’età della maturità del gruppo (attivo dall’inizio degli anni ottanta) coincide quindi con una consapevolezza artistica e una sicurezza che porta i due fratelli Kirkwood a fare sfoggio delle qualità del gruppo in maniera disinvolta e sicura: l’album scorre via in maniera velocee  senza particolari picchi di qualità, sottolineando la capacità della band ci cimentarsi in un repertorio vasto ed eterogeneo: dal rock vagamente spagnoleggiante di Lantern allo ska leggero ma tutto sommato trascinante di Shave It.

Quando l’elettricità prende il sopravvento sulle allegre (ma alla lunga noiose) chitarre acustiche il sound sembra diventare più accattivante, ed in questi momenti che si sprigiona la forza maggiore e che produce i momenti migliori: la potenza di Way that It Are per veemenza e candore sembra la traccia migliore del disco, mentre le cavalcate acustiche dopo la prima metà del disco cominciano ad annoiare.

Il sound quindi funziona quando i due elementi fondamentali (acustico/elettrico) si scontrano in maniera violenta  e decisa, mentre quando la band si accomoda sui fasti di un passato importante viene voglia di cambiare disco. Purtroppo anche per chi ha venduto parecchi dischi non bastano una serie di quattro accordi preconfenzionati  e una chitarra acustica ammicante. Le band di ventenni con una chitarra acustica e dei vestiti alla moda riescono a fare molto di più (effettivamente e purtroppo per noi).
Il gruppo dimostra di avere talento e tanta esperienza, ma al tredicesimo album i 500.000 fan che hanno comprato Too High To die nel 1994 meriterebbero qualcosa in più.

La mia sensazione è che il gruppo sia divenuto troppo sicuro e a suo agio nelle sue (effimere) sicurezze. La produzione dello stesso Kirkwood non aiuta a smorzare la monotonia sonora dell’intero lavoro.

La leggenda continua, ma il talento ha bisogno di essere alimentato. Ci vediamo alla prossima cari Meat Puppets, stavolta non siete stati gentili.

 

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Alessandro Paldo
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