Maybe I’m
Homeless Ginga
(Cd, Jestrai Records)
experimental blues, punk
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Dopo le buone impressioni del primo album (We Must Stop You) i Mabe I’m ci dimostrano per la seconda volta di come in Italia sia possibile realizzare musica blues particolarmente originale. Con Homeless Ginga il gruppo salernitano, composto da Ferdinando Farro (chitarra e voce) e Antonio Marino (batteria e percussioni), ci fa vivere in prima persona l’esperienza del deserto, tra whiskey, polvere, piante allucinogene e caos primordiale.
L’album inizia con Third Lemma: una batteria marziale apre il brano. Successivamente il kazoo intona un motivetto demenziale, mentre la chitarra acustica sorregge la voce baritonale di Ferdinando. Il tocco della slide guitar chiude il pezzo: ci troviamo di fronte ad una marcia blues ipnotica.
Sons Of Three Lands è uno stomp apocalittico recitato da una voce imponente. L’organo di Alexander De Large conferisce al brano un tono ancora più claustrofobico. Le successive note di xilofono sono un quadro sereno in tanta morbosità. Il suono della batteria si fa più duro verso il finale, dopo di che il brano sfuma in un atmosfera più placida.
I Set My House On Fire è la cavalcata del caos: la voce maledetta sembra uscire da un incubo. Il brano è sempre in tensione, e le sterzate punk sono la sua apoteosi. Oh My Rope è un country folk allucinato. La voce è quella di una uomo che vaga nel deserto texano in preda a visioni provocate da un pejote.
Il folk spettrale di Slaves From Another World inizia con una chitarra riverberata: si respira un senso di pace interiore fino a quando il pezzo subisce una scarica noise su cui interviene un ritmo tribale. L’uso della ciaramella rafforza il rumore già di per sè consistente. A tratti i Maybe I’m ricalcano lo sciamanico viaggio morrisoniano di The End.
Homeless Ginga è un blues sgangherato che il duo Zappa-Beefheart apprezzerebbe di sicuro: kazoo, ciaramella e bicchieri vuoti completano l’opera. Armonica And Cheyenne inizia con una voce distorta, per continuare con un energico punk blues con tanto di violino, suonato da Clara Foglia. Terzigno alterna una batteria a passo di marcia ad impennate punk mozzafiato, con annessi inserti di violino. In Snake In The Ground un coro ubriaco intona un motivo blues su un letto di percussioni. Ogni strumento (anche il più disparato) contribuisce a dettare il ritmo del pezzo.
Particolare attenzione meritano anche i testi dell’album, criptici e dannati. Homeless Ginga è un disco imperdibile, che richiede più di un ascolto per essere assimilato. Ma attenzione: una volta entrati nel suo campo minato è difficile scappare.
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