May Gray
Ritorno al Sereno
(Manita Dischi /Private Stanze)
pop, rock
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Dopo il primo album intitolato Londra, i May Gray pubblicano la loro seconda fatica, Ritorno al Sereno, disco di otto brani tutta grinta, chitarra, basso e batteria. Si tratta di canzoni che raccontano lo scorrere del tempo sui ricordi che il trio propone con suoni rock molto melodici e diretti. Il modenese sappiamo bene essere un territorio molto sensibile a questo genere, del resto ha dato i natali ad un gruppo importante come i Rats che ha fatto dischi egregi.
Il nuovo album ruota attorno alla figura di Paolo Rossi, l’unico componente rimasto della formazione originaria e, rispetto al precedente disco, il sound si avvicina ancora di più al rock, mantenendo linee melodiche easy listening. Nelle canzoni dei May Gray si parla di speranza, di riflessioni sul passato raccogliendo i cocci e andare avanti, di errori da cui imparare, come Camilla, il personaggio introdotto nel disco con un roboante coro che promette di non tradire se stessa.
Scultoreo il rock-quasi-punk trascinante di In Un Altro Mondo, brano che trasmette voglia di riscatto, ma in tutte le canzoni troviamo un piacevole campionario di melodie ruggenti, con assoli non bellissimi ma brevi e incisivi come quello di Tra Di Noi. Il pezzo più leggero è Tracciare Una Via, prima parte in arpeggio con innesti noise, e un crescendo distorto nel finale.
La band ha cominciato a sfoderare qualche buon colpo e ha partecipato alle selezioni finali per fare da spalla al megaconcerto di Vasco a Modena Park, partecipando con la cover di Un Gran Bel Film alla compilation di Standing Ovation. E in effetti Maniglia sembra fare un salto nel tempo dalle parti di Zocca quando i rockettari locali non erano mica gli americani, ma se la battevano lo stesso molto bene.
L’album si conclude con il placido brano di voce e pianoforte di Via Pennisi, ma Ritorno al Sereno non ha ancora quella vena cantautoriale che possa lasciare un segno indelebile. Traendo le conclusioni devo evidenziare che al di là della voce del singer e chitarrista Paolo Rossi non così penetrante, la band suona molto diretta e pulita, probabilmente eccessivamente lineare, riuscendo a far emergere qua e là dure sferzate di chitarra che non guastano. Manca però quel tocco frizzante ed è discutibile la scelta di pubblicare un disco di una sola mezzoretta. Tuttavia ho notato alzarsi l’asticella rispetto al precedente abum, per cui attendo il terzo lavoro con fiducia per la prova del nove.
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