Max Petrolio
Telefoni Mortimer
(Cd, Red Birds)
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Credo che sia buona cosa approcciarsi all’ascolto di un nuovo album, per chi vuole crearsi un’opinione il più possibile personale, senza leggere, ovviamente, niente a riguardo ma anche senza leggere troppo dell’artista in oggetto, almeno al primo ascolto. Far parlare esclusivamente la musica e le sensazioni che riesce a comunicare, e poi magari in un secondo tempo contestualizzare il prodotto.
Talvolta accade però, causa insormontabili variabili esterne, che il primo ascolto dell’album sia anticipato da una innocua sbirciatina alla pagina web dell’artista.
E vabbè , direte Voi, che male ci sarebbe a leggere un pò di informazioni personali, discografia, magari tour dates? Infatti assolutamente nulla di male, anzi. Faccio fatica però a comprendere chi vuol cercare di spiegare la propria musica con le parole, figurarsi chi si racconta tramite una lunga biografia autocelebrativa. Che bisogno ci sarebbe se non quello di dover sostenere qualcosa che da solo farebbe fatica? Ovviamente parere personalissimo, neanche da dire.
Ma è con questi dubbi che mi sono avvicinato all’ascolto di Telefoni Mortimer, nuovo lavoro di MaxPetrolio, cantautore trentenne napoletano, giunto al terzo album dopo Tubi sul Molo del 2005 e Discussioni in Farmacia con Animali Abili del 2008.
Con il nuovo album MaxPetrolio lascia da parte le sonorità cupe dell’album precedente virando decisamente verso un sound elettronico, farcito di drum machine e sintetizzatori. Bisogna dire talvolta con soluzioni stilistiche piacevoli nella loro semplicità.
Pezzi come B21060, Foreste Sottomarine e Lago Dragato rivelano un’indubbia dote melodica di Max anche se il leit motiv compositivo risulta ripetitivo: drum machine e suoni elettronici che si sovrappongono.
Per quanto riguarda le liriche MaxPetrolio continua sulla controversa strada che lo caratterizza fin dall’inizio della sua produzione. Si parla di nonsenso, si parla di influenza futurista, a ognuno le sue conclusioni. Rimango dell’idea comunque che ci sia molta differenza tra creare con i testi immagini surreali e far uscire un fiume di parole che troppo spesso risultano semplicemente accostate.
Genialità o comodità nel non dover comunicare necessariamente un messaggio comprensibile?
Ovviamente al pubblico, e al futuro, l’ardua sentenza!
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