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Massimo Zamboni: recensione di P.P.P. Profezia è Predire il Presente

A cinquant’anni dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini, l’omonimo reading-concerto di Massimo Zamboni diventa un album, pervaso dal pensiero e dall’inquietudine di un uomo e di un intellettuale che aveva già ben chiara la sorte che ci sarebbe toccata.

Massimo Zamboni

P.P.P. Profezia è Predire il Presente

(Le Vele – Egea Records)

folk, canzone d’autore

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Dopo aver girato l’Italia, l’opera di Massimo Zamboni dedicata a Pier Paolo Pasolini e alla sua visione della società diventa un album, P.P.P. Profezia è Predire il Presente, un omaggio allo scrittore e regista a cinquant’anni dalla sua uccisione. Un disco pervaso da quel dolore civico profondo che ha sempre accompagnato il suo percorso di uomo e di intellettuale, in grado di prevedere con allarmante lucidità la trasformazione drammatica dell’Italia e dell’essere umano.

P.P.P. Profezia è Predire il Presente nasce dall’omonimo progetto di reading-concerto che alterna canzoni, letture tratte da Pasolini e testi scritti dal chitarrista dei CCCP e dei CSI. 13 tracce, tra cui canti popolari, un omaggio a Giovanna Marini, brani estratti dalla lunga carriera musicale dell’artista di Reggio Emilia e 3 inediti (La rabbia e l’hashish, Cantico cristiano e Tu muori), ci accompagnano lungo un viaggio che mette in evidenza il fine pensiero dell’artista ma anche la storia di un uomo, che ha visto con uno sguardo disincantato e obiettivo il declino del nostro paese e dei suoi abitanti, l’inizio di una china discendente che avrebbe portato alla situazione attuale, diventando quantomai contemporaneo.

Si parte con E jo çanti, una tradizionale villotta friulana recitata da Carlotta Del Bianco, tratta dal Canzoniere Italiano, la poesia dell’altra Italia a cura di Pasolini. Un brano nel quale si riflette tutto l’amore per una lingua che lo scrittore ha cercato in tutti i modi di difendere. Si prosegue con le sonorità ipnotiche dell’inedito La rabbia e l’hashish, segnale di un annebbiamento collettivo che affonda le radici nel passato per prendere corpo nel presente.

Il viaggio di Pasolini continua con Canto degli sciagurati, un coro a due voci che fa parlare il ‘popolo minuto’, sempre vinto ma mai sconfitto. E poi Ora ancora, una risposta in musica al comizio del 1954, una specie di ballata medievale durante la quale ci si interroga sull’andare o restare, per decidere poi di restare, ma esprimendo la fatica alla quale ci obbliga questo paese. Il tema della rivolta ritorna in Grandola vila morena di José Afonso, una marcia chitarra acustica e fisarmonica, un inno folk che viene trasmesso alla mezzanotte del 24 aprile 1974 da Radio Renascença di Lisbona come segnale convenuto per l’insurrezione dell’esercito schierato dalla parte del popolo. Una speranza della fine dell’egemonia dei regimi dittatoriali, disattesa dalla realtà.

Vorremmo esserci è un pezzo onirico che sottolinea il bisogno di essere presenti e di partecipare alla costruzione del nostro domani. Si continua con Sorella Sconfitta, la canzone di Zamboni che più risente dell’influenza della poetica pasoliniana, che ci ricorda quanto un evento apparentemente negativo può in realtà rappresentare un nuovo punto di partenza, nel sentimento comune che ci rende umani. Il tema della caduta ritorna infine in Fermamente collettivamente.

Con Cantico cristiano, inedito appositamente dedicato a Pier Paolo, volgiamo alla fine del nostro viaggio. Uno spiritual delicato e malinconico, in cui affiorano le tematiche del Vangelo Secondo Matteo. Lamento per la morte di Pasolini è un mix della canzone omonima di Giovanna Marini e di Beati noi, tratte dal suo album I treni per Reggio Calabria. Un carico di tristezza e grevità che raggiunge l’apice in Tu Muori, pezzo inedito che scandisce gli attimi dopo la morte con una freddezza e una lucidità che trovano la loro sublimazione nella reprise di Lamento per la morte di Pasolini.

La Persona non grata ora “non può più parlare”; la narrazione è conclusa, ma il cineasta e scrittore ci lascia con un ultimo ammonimento: “Siamo tutti in pericolo”. Le sue ultime parole pubbliche suonano quantomai profetiche, ma restano inascoltate e soprattutto non comprese, mentre da contraltare le chitarre urlano.

P.P.P. Profezia è Predire il Presente è un bell’omaggio a una figura chiave della nostra storia contemporanea, estremamente attuale nei suoi travagli e nella sua ricerca, che ha saputo prevedere la triste evoluzione della società, vittima e carnefice al tempo stesso. Zamboni è riuscito a portare in scena la persona e il personaggio, integrando perfettamente la sua poetica e la sua scrittura con l’opera e il sentire di Pier Paolo Pasolini.

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