Marlene Kuntz
Lunga Attesa
(Sony)
rock
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Terminando la recensione del concerto dei Marlene Kuntz di un anno e mezzo fa, la celebrazione del ventennale di Catartica, scrivevo:
… dopo il bagno di folla di questo tour, che li ha visti riabbracciare le sonorità noise degli esordi, i Marlene avranno il coraggio di tornare alle atmosfere più meditative che hanno caratterizzato gli album degli ultimi anni?
Ascoltano Lunga Attesa, la loro ultima fatica, la risposta è netta e chiara come il sole: no. Per fortuna dei fan della prima ora, me compreso.
I Marlene Kuntz del 20016, quelli di Lunga Attesa, appunto, sono sonici come gli anni ’90 comandano, sono arrabbiati, ruvidi, rasposi. Ma allo stesso tempo la scrittura dei testi di Cristiano Godano, le chitarre dello stesso Cristiano e di Riccardo Tesio, il drumming preciso e selvaggio di Luca Bergia sono cresciuti e più maturi.
La “lunga attesa” del titolo, dunque, è quella sostenuta dai fan per ascoltare la band cuneese tornare a quello che gli riesce meglio, un rock sanguigno sporcato d’alternative ma in cui, allo stesso tempo, i testi hanno una pregnanza cantautorale che piacevolmente cozza con gli infantilismi di tante band “ruspanti” dell’ultima ora. E sì, perché i Marlene nel corso della loro carriera hanno indotto intere schiere di adolescenti a imbracciare le chitarre e a suonare alla Marlene, in un processo tanto naturale nel mondo del rock quanto stremante per chi invece ne scrive ;-).
Un album maturo, corposo, a tratti entusiasmante, sempre interessante, con Bergia che sperimenta ritmiche diverse (e più o meno inedite); l’unico rimprovero che si può fare a Lunga Attesa è che forse manca (nonostante qualche tentativo) delle nuove Nuotando nell’Aria e Festa Mesta. Leda è forse la canzone che più di ogni altra si presterà ad essere cantata a squarciagola nell’imminente tour che già si preannuncia affollatissimo.
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