Marco Cocci
Steps
(Black Candy)
Canzone d’autore
_______________
Attore affermato sin dal celebre Ovosodo e L’Ultimo Bacio, fino al mitico I Più Grandi di Tutti, basato su una reunion di una sgangherata band che comprende Claudia Pandolfi al basso e Dario Cappanera (Strana Officina) ovviamente alla chitarra, Marco Cocci fa il suo debutto solista con Steps, 13 brani intimi in cui l’artista mette in musica il suo ultimo quinquennio passato a perdersi e ritrovarsi, distrarsi e sfogarsi, scrivendo canzoni da cantare in inglese.
Musicalmente Marco Cocci è stato molto apprezzato come frontman dei Malfunk, gruppo livornese di matrice grunge con all’attivo sei dischi, e la sua partecipazione nel progetto Rezophonic del grande batterista Mario Riso, aggregatore di musicisti per il bene comune, con adesione anche alla colonna sonora della serie TV di Romanzo Criminale.
Steps è un album che, visti i rumorosi trascorsi sonori del cantautore/attore toscano, non ti aspetti affatto, perché raccoglie in buona parte una schiera di canzoni profondamente intime ed introspettive, dal cantato delicato e sognante dominato spesso dalla chitarra acustica, lasciando un retrogusto dal sapore folk e beatlesiano. A volte si inserisce un piano, allargandosi ad una strumentazione corale nell’arrangiamento dei brani dell’artista originario di Prato.
Ad aiutarlo nella gestazione di queste canzoni, Marco ha attirato diversi musicisti che hanno collaborato a Steps: Roberto Dell’Era (Afterhours, Winstons), Lino Gitto (Winstons), Federico Poggipollini e Roberto Angelini (Ligabue), Bobby Solo, Durga McBroom (Pink Floyd, David Gilmour), Vincenzo Vasi (Capossela), Donald Renda e Francesco Bruni.
Tra le canzoni di Marco Cocci si distinguono il trittico Disappeared, Blue Boy e Days of Grace che una dietro l’altra verso la fine del disco stupiscono per originalità e freschezza, con suoni circensi e psichedelici, mettendo in mostra un artista che in questo lavoro, oltre a spogliarsi dei suoni sonici che me lo fanno rimpiangere abbastanza, rivela una grande verve e una cura per i dettagli senza risultare alla fine scontato.
Gli ultimi articoli di Luca Paisiello
- Gli Yo Yo Mundi festeggiano i 35 anni di carriera - November 16th, 2024
- Zagreb: recensione di Terra Bruciata - November 9th, 2024
- Michael Kepler: recensione di Mask Of The White Ape - October 28th, 2024
- Soul Asylum: recensione di Slowly but Shirley - October 25th, 2024
- Luciano Panama : Raggi che oltrepassano qualsiasi andatura - October 6th, 2024