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Malet Grace: Malsanity

I Malet Grace, da Latina, con Malsanity fanno esplodere le chitarre in un heavy/power metal che però...

Malet Grace

Malsanity

(Spider Rock)

heavy metal, power metal

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Malet Grace- MalsanityLa prima traccia, Commotion Of Frailty, ha un’introduzione potente, seguita da cantato growling e blast beat della batteria. Una vera esplosione metal. Così parte Malsanity, l’album dei Malet Grace di Latina.

Dopo le prime note, la voce diventa pulita, alta, in pieno stile power, e iniziano i dubbi della sottoscritta. Per il resto del disco, il cantante alterna acuti, cantato growling, voce sospirata, ma non riesce a creare l’atmosfera spiazzante desiderata.

Come gli stop & go delle chitarre, i cori inseriti qua e là: non creano un tessuto sensato, sono elementi che fanno parte del genere e sembrano esserci perché ci devono essere.

La terza canzone, The Human Side Of Schizophrenia, come altre sparse nel disco che di seguito elencherò, ha una partenza avvincente, poi tutto torna alla solita routine di elementi accostati non dico a caso – chi ha scritto il disco aveva un suo piano, ne sono certa – ma a caso sarebbe la definizione giusta.

Viene in mente uno di quei gruppi che dal vivo ti chiedi se abbia cambiato canzone o stia continuando a suonare quella iniziata un po’ di tempo prima.

È giusto sostenere la scena indipendente, ma anche lei ci deve mettere impegno. Non basta suonare metal per meritarsi l’appoggio economico e morale di chi crede nella musica alternativa. Dateci qualcosa degno di nota, oppure la musica è un hobby, ma allora non intasate studi di registrazione, promoter e mass media di settore.

Il metal può essere uguale a se stesso, è la lettura del musicista che lo fa nuovo, altrimenti non ci sarebbe più ragione di stampare nuovi album blues, rock e folk. Copiare acriticamente dal passato è il modo peggiore di portare avanti un genere che già, per le vedute ristrette di molti membri, non sa uscire dal consueto e consolidato.

Devo parlarvi delle altre tracce? Appena ne arriva una che spicca nel mucchio, vi faccio sapere.

Cambiare le prime note della canzone non basta. L’orecchio di chi ascolta va tenuto desto tutto il tempo e questo si ottiene con idee interessanti, magari poche, non con trucchi ripresi su migliaia di dischi di wannabe rockstar: cori, suoni ambientali da film horror, parlato, sospirato e via di questo passo.

Voi dategli una chance, perché comunque l’opinione di ognuno è contestabile. Io mi sono annoiata ed è l’ultima cosa che cerco in un disco.

La quinta canzone, Subconsciousness Of Misery, verso la fine apre l’orizzonte con un assolo non memorabile.

La sesta traccia, The Pleasant Charm Of Memories, offre un’altra ottima partenza, che mi fa, se non ben sperare, divertire. Poi si passa alla chitarra acustica e di nuovo al distorto, ma non c’è un perché valido se non l’idea di voler piacere con cose prese altrove e non fatte proprie.

Dopo averlo scritto su altri articoli – per i nuovi lettori, torno dopo una lunga pausa da Rockshock – , lo ribadisco: la voce è uno strumento e va allenato, studiato ed esplorato come ogni altro.

L’inglese è una lingua sempre più diffusa. Non è obbligatorio utilizzarla, si può fare affidamento sulla propria madrelingua e avere enorme successo (vedi Rammstein).

Bello l’inizio della nona canzone, Chaos Is My Order, con un’atmosfera coinvolgente, oscura e arabeggiante, poi parte il solito carosello.

L’inizio dell’ultima traccia, Where False Idols Pray, ripresa sul finale, fa ben sperare, con le chitarre acustiche che si sovrappongono.

C’è molto lavoro, ma manca la visione d’insieme, la risposta alla domanda: c’era bisogno di questo disco?

No.

 

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Dafne Perticarini
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