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Lux: Menomale

L'esordio ufficiale di una band che mostra buone intuizioni compositive ma che è ancorata alla deriva indie

Lux

Menomale

(Cd, Seahorse Recordings)

indie

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Lux- MenomaleNati come un duo nel 2009, i sassaresi Lux (ora trio) esordiscono nel panorama musicale nazionale con Menomale, album che tra tematiche personali, politiche ed ecologiche risulta molto variegato in termini di stili.

Dopo un Ep e un album dal titolo 13, entrambi autoprodotti risalenti al 2010, i tre musicisti hanno affrontato un’intensa attività live che li ha portati a condividere il palco con band del calibro di John Spencer Blues Explosion, Tre Allegri Ragazzi Morti e Melissa Auf Der Maur.

Luca Usai (chitarra, voce, piano, effetti), Matteo Anelli (cajon, percussioni, voce) e Paolo Laconi (basso, contrabbasso, violoncello, effetti) in questo Menomale composto da 10 tracce, sfoggiano tutto il loro repertorio stilistico, passando dal country alla musica indiana, dall’alt-rock alla psichedelica, dal blues alla ballata.

Il pezzo che apre il disco, Siamo, è emblematico: l’intro in stile indiano, con il suono di un tamboura che si dissolve in favore di un blues agrodolce, che gioca sui rallentamenti e sulle progressioni. Consenso è un alt-rock in stile Afterhours, come del resto Forse Lo Sai Anche Tu, ballata che dalle prime note ricorda molto il brano Quello Che Non C’è della band di Manuel Agnelli.

Io Sono Felice è un country-folk sghembo con tanto di banjo e violoncello. La più psichedelica è Gelido, con archi ad arricchire il suono. Egoista inizia prima con un sapore western, per poi esplodere in un muro di suono. Il Mio Migliore Nemico è una soffice ballata per piano e chitarra, mentre Il Tuo Ritorno è un brano incalzante per cajon e sottofondo di field recordings. L’ultima Venere sembra una serena ballata per chitarra, ma poi innesca distorsioni, giochi elettronici e un feedback continuo.

La prima cosa che colpisce di questo Menomale è la varietà di generi di cui è composta. I Lux mostrano grande abilità nel cambiare genere da un brano all’altro, e qualche volta anche all’interno dello stesso brano. Il limite è la loro paura di non poter piacere ad un pubblico vasto, perciò ogni canzone ha comunque un retrogusto indie-melodico che mette in secondo piano alcune buone intuizioni di questo disco.


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