Luoghi Comuni
Chi ben comincia
(Phonarchia Dischi)
indie rock
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Trascinante e fresco, una creatività che diventa musica. Questo slogan sembra il più adatto a descrivere meglio l’esordio dei toscani Luoghi Comuni, Chi ben comincia, cinque brani pirici, in equilibrio tra cantautorato e un rock espressivo e potenziato, quello schizzo elettrico che si inietta nella poesia come una vitamina acida e che già con l’opening Lisa fa presagire tutto il potenziale di una band che ha da dire cose e suonarne altrettante, che alimenta ascolti a suon di “buono”.
Arrivano al posto giusto e al momento giusto per svegliare il dormiente, il collassato underground nostrano, e arrivano con la grinta trasversale di un songwriting desueto, manna se era centrato negli anni 90,s ma che fa la sua porca figura in questi anni “dopo lo zero”, brani, ritmo, radiofonicità, efficacia e bizzarria in un vortex che divora tutto in pochi minuti.
La triade grossetana – Claudio Marciano chitarra, Leonardo Spampani voce e Simone Venezia alle pelli – mostra tutti i nervi scoperti di una indie-rock “raccounteurs” che – a valanga – irrompe nei coni stereo con una urgenza tosta, attimi di pace 60,s style L’alternativa, lo shuffle guascone di Alzati, momenti di isteria intensa e caposseliana Il ballo di San Vito e l’esplosione magmatica di Metà dell’opera che sigilla come un tappo di ferro fuso la tracklist.
Il disco è certamente un ottimo debutto, e fa dei Luoghi Comuni, non luoghi comuni da sfatare, ma un nome da tenere sott’occhio in questo ritorno di fiamma di vero e scattante rock thing.
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