Luigi Milani
Nessun Futuro
(Casini Editore)
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Resta un po’ di amaro in bocca alla fine dell’avvincente romanzo/backstage di Luigi Milani, Nessun Futuro; per quell’avvio così presago di avventure e colpi di scena sconsideratamente tradito e depotenziato con lo scorrere degli eventi, per una storia che, musicalmente parlando, potremmo dire che nasce punk e termina in un tripudio amoroso sospeso tra monotoni sottofondi new age.
La trama è di quelle che intrigano. Phil Summer, leader indiscusso della band Chaos Manor, scompare nel nulla all’apice del suo successo, (s)fatto d’amore e allucinogeni per l’ambigua Marie Laveau, adoratrice e osservante di pratiche occulte. Di lui non si hanno più notizie finché un corpo carbonizzato viene ritrovato in un’oscura stazione della tube londinese. Lo show biz piange coccodrillescamente la morte della rockstar. Ma una caparbia Kathy Lexmark, celebre vee-jay di un importante network statunitense, comincia ad indagare tra le trame di una storia dai troppi lati oscuri.
Ed è proprio a questo punto che il giallo, purtroppo, si (s)tinge di rosa, cambiando completamente registro e prospettiva, soffermando lo sguardo sulla vita e i pensieri della giornalista e trasformando la ricerca della verità in un viaggio extrasensoriale alla scoperta interiore di sé. La scelta, in principio indovinata, di far coincidere l’io narrante con il punto di vista di Kathy, via via perde quindi di spessore e consistenza, lasciando nel lettore una straniante sensazione di incompiutezza, di ciò che poteva essere ed invece non è stato.
Suddiviso in quattro parti, con tanto di prologo ed epilogo, è un percorso di redenzione quello che i personaggi, tratteggiati con ritmo vivace ed attitudine rock, intraprendono tra le pieghe della storia, consapevoli e felici di scoprire una (nuova) vita oltre il caos. In definitiva, non importa se Phil Summer sia vivo o morto. Quello che conta è che Kathy Lexmark riesca finalmente a scrivere il suo libro e vivere la sua irrequieta storia (d’amore?) con il fotografo di origini abruzzesi Frank Colan; che Adam Hughes, il bassista della band e spalla di Summer, torni a suonare; che tutti trovino la propria ragione per vivere il tempo che è loro concesso.
Tra un dialogo con David Bowie sull’inconsistenza del mondo dello spettacolo ed un tour al seguito degli Stones, tra un’intervista a David Lynch e le immagini di un film di John Woo, quello proposto da Milani alla fine risulta comunque un gustoso frullato multimediale ottimamente dosato e straordinariamente assortito, idealmente alimentato e sorretto dall’anima inquieta di Kurt Cobain che, pagina dopo pagina, non smette mai di farci compagnia.
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