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LostAlone: I’m A UFO In This City

Gli inglesi LostAlone cercano la conferma del successo degli esordi con I'm A UFO In This City, un album rock spruzzato di punk come insegnano i blockbuster My Chemical Romance e 30 Seconds To Mar

LostAlone

I’m A UFO In This City

(Cd, Graphite Records)

alternative rock

[starreview ]
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LostAlone- I'm A UFO In This CityI LostAlone, scritto tuttoattaccato, sono un trio alternative rock inglese, al secondo album con questo I’m A UFO In This City. La band, sin dal suo debutto, nel 2007 (Say No To The World) ha da subito riscosso un discreto successo, nel mondo anglosassone, soprattutto in relazione a una certa somiglianza coi blockbuster Enter Shikari, Paramore, Weezer, My Chemical Romance e 30 Seconds To Mars.

Il gruppo capitanato dal Steven Battelle (chitarra e voce) ha ricevuto lusinghieri apprezzamenti e sostegno da personalità come Jared Leto, Gerard Way (MCR) e Bruce Dickinson, a conferma di un tiro e un appeal artistico di indubbio spessore, che riesce a penetrare in un tessuto musicale di per se iper-saturo e generalmente abitudinario, come quello dell’alternative rock.

I motivi alla base di tale positiva affermazione sono da rintracciarsi nella capacità di comporre brani semplici e immediati da ascoltare (Love Will Eat You Alive, Paradox On Earth), ma comunque dotati di strutture solide e abbastanza articolate (intro, outro), che generalmente riescono a mantenere le cose sufficientemente interessanti e eterogenee (Orchestra Of Breathing, The Downside Of Heaven Is The Upside of Hell).

Il rock spruzzato di punk dei LostAlone, senza dubbio epico nello sviluppo, ma con l’altrettanto considerevole difetto della sovrabbondante convenzionalità e accessibilità. Il problema di I’m A UFO In This City è che, per quanto valido e vario nella forma, non riesce a sorprendere nella sostanza, non esprimendo nulla di nuovo e originale, rispetto ai già citati gruppi (soprattutto MCR e 30STM).

Il terzetto di Derby, lungi dall’essere responsabile di un fiasco, dorme però su allori imbastiti da altri, limitandosi a mantenere un profilo il più possibile dinamico e catchy. Un ascolto in massima parte piacevole e scorrevole (grazie anche al buon lavoro svolto in sede di produzione), ma niente di più.
Derivativi.


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