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Lost In Paradise: Fuori Di Me

Nove brani pop rock che raccontano degli stati d'animo dei monzesi Lost In Paradise. Con la partecipazione di Ambramarie.

Lost In Paradise

Fuori Di Me

(Bagana Records / Pirames)

pop rock

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recensione Lost In Paradise- Fuori Di MeI quattro componenti dei Lost In Paradise arrivano da Monza ma non sono proprio una band di primo pelo nonostante la pubblicazione di questo primo album, dal titolo Fuori Di Me. Nei sette anni dalla loro fondazione e relativi aggiustamenti di formazione, i Lost In Paradise sono stati premiati in alcuni concorsi minori nazionali, sfiorando negli ultimi anni la partecipazione a Sanremo Giovani, attestandosi come una delle band più interessanti da seguire.

Il loro è un pop rock melodico e mordace, con ottimi momenti chitarristici, non prendetela a male se provano a vivere di musica sfoderando un album scorrevole e orecchiabile, composto da nove semplici canzoni, come se Renga e Sangiorgi avessero fatto scuola a questi ragazzi. Loro sarebbero del resto favorevoli ad un featuring con Jovanotti, magari per raggiungere un pubblico più vasto.

Luigi Nasuti al basso e Giovanni Galbiati alla batteria accompagnano vocalist e chitarrista nei brani che raccontano le loro sensazioni, come Nell’Isola che Non C’è, analisi di un mondo ritagliato non proprio apposta per loro, così come in tutto il disco ci cantano le emozioni di questi quattro ragazzoni con “la voglia di uscire dagli schemi, di trovare la felicità, buttare fuori la rabbia, raggiungere i propri desideri”. Capaci anche di regalare emozioni con un lentone strappalacrime raffinato, Come Il Sale, cantato con Ambramarie.

Sarò sincero dicendo che a fine disco mi è rimasto l’amaro in bocca perché quando ho iniziato ad ascoltarlo con l’opener Routine, sono stato colpito da un piacevole sound aggressivo e dal timbro vocale corrosivo di Mattia Cavaliere al microfono, inalberandosi in gradevoli sfumature. Ma già dalla seguente Oggi Nevica avevo il sospetto che Fuori Di Me fosse uno di quegli album pieno di dense sfumature d’atmosfera magnetica fatte un po’ per tutte le orecchie, e al tempo stesso non si può dire male di un lavoro che risulta amabile, canticchiabile, emotivo, prodotto bene, anche se acquisisce quella vena pop ingombrante.

Negativo, brano che viene poi ripreso in chiave acustica a chiusura del disco, sputa irritazione generazionale con una serie di improperi, un Andate Tutti Affanculo a marchio pop. Devo dire che il chitarrista Mattia Magrisi se ne esce con un gran bell’assolo e il suo lavoro in tutti i brani è di tutto rispetto, producendo punti a favore al giudizio di questo disco. Ad occhio e croce i Lost In Paradise hanno i numeri per le grandi platee, con quel pop rock moderno che potrebbe farsi strada se riusciranno a raffinare un songwriting in diversi punti già apprezzabile, e tirare fuori quel colpo da 90 in grado di aprire le porte per il successo.

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Luca Paisiello
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