Limes
Slowflash
(Autoproduzione)
pop, wave, indie
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Quello che i triestini Limes fanno spaziare nel loro official Slowflash è un hype pop maculato da soffi 80s, linee e melodie retrò coniugate con una ricerca atmosferica indie, un ottimo mixage che sulla distanza di undici brani alimentano quella dolce inquietudine che preda l’ascolto in cerca di musica ispirata e non figlia di nevrosi a comando.
Ecco, potrebbe essere la giusta definizione, una wave indigena questa proposta dalla band, molto radio oriented e che radica le sue visioni nei confini mai segnati dell’immaginazione, voli, radenti e ancora voli che tra elettricità e stati emozionali fluttuanti descrivono molto bene le proprie traiettorie soniche tanto da provocare nell’ascoltatore un senso di torpore e delicatezza che alla fine piace e ri-piace a tutto tondo.
Il sogno di “indipendenza” di questi Limes che svolazza sui mari increspati dell’underground pare chiudere un cerchio, ovvero che siano già – e siamo solamente ad un esordio – al centro di un interesse ottimale, un navigato ed intenso modo di fare ed intendere musica attraverso leggere cariche rock di Hunting party, Pressure varation e ballate incendia tutto The fall, equilibri eterei e dalle linee impalpabili (Wood) o interiorità e intimità tutta british (White), una personalità espressiva destinata a rimanere in circolo – a meno di virate improvvise – per molto e a tempo indeterminato.
Con l’arrivo di The Ascent il sogno musicale di Slowflash si ferma per il momento, rimane ancora quell’atmosfera opaco/lucente on air e quella formula sonora che suona dannatamente avvincente.
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