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Life In The Woods: recensione di Looking For Gold

Ci sono tante band che si sono ispirate a tale nuovo/vecchio modo di fare rock, ma nessuna di loro possiede il talento compositivo dei Life In The Woods.

Life In The Woods

Looking For Gold

(Universal Music)

rock

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Quando Gianni Maroccolo decise di produrre il primo ed unico EP dei Life In The Woods a molti si drizzarono le antenne. Del resto, quando si muove in prima persona l’ex bassista dei Litfiba, si sa bene che qualcosa di grosso bolle in pentola.

Il loro esordio, come era prevedibile, suscitò reazioni positive ovunque, ma poi scese il buio, a causa anche della pandemia che stoppò ogni tipo di attività. All’improvviso, ad aprile 2024 più precisamente, la band romana ha ridato segnali di vita sui social e così, quasi senza preavviso, si è materializzato Looking For Gold, il disco sulla lunga durata che tutti si aspettavano e che sembrava non dover mai vedere la luce.

I tre, diciamolo subito, si dimostrano in una forma smagliante, suonando un rock molto vicino a quello che da tempo producono con successo i Rival Sons. Guardano anche al passato e soprattutto ai Led Zeppelin in brani tosti come The Mountain, dove sicuramente non faranno prigionieri quando la proporranno in sede live.

La band di Plant viene citata anche nei momenti più rilassanti, ovvero quando la chiave acustica è quella preponderante. Sul punto date un ascolto alle splendide Hey Blue e Without A Name per capire quanto sia forte l’influenza che il dirigibile ha avuto su questi ragazzi che sanno scrivere canzoni che vanno dritte al punto e rimangono nella testa.

Trick Man è un tuffo negli anni settanta con quel coro che non ti abbandona mai, così come è scatenante la rabbia che confezionano con l’opener Caravan che fa capire da subito che aria tira in Looking For Gold.

A proposito, la titletrack è un elemento che va quasi per conto suo, come se fosse un brano tipico dei film western di Sergio Leone. Difficile da descrivere, molto più semplice da ascoltare per, poi, poter attuare degli accostamenti sonori a immagini che si sarebbero sposate benissimo con le grandi opere dell’insuperabile maestro del cinema italiano.

Per il resto ci sono pezzi tosti tipo la veloce Mad Driver o la cadenzata Fistful Of Stones, con quest’ultima che pare venire fuori dal repertorio dei succitati Rival Sons.

Insomma, in Italia questo tipo sound così possente e melodico non era mai stato definito così bene.

Ci sono tante band che si sono ispirate a tale nuovo/vecchio modo di fare rock, ma nessuna di loro possiede il talento compositivo dei Life In The Woods. I romani sanno scrivere canzoni che saranno ricordate con il tempo e la suddetta dote appartiene a pochi. La verità è semplicemente questa ed allora possiamo concludere dicendo che, ancora una volta, Gianni Maroccolo ci aveva visto giusto. Tutto il resto sono chiacchiere da bar.

Ascolta l’album su YouTube

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Francesco Brunale
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