Ledi
Cose da difendere
Artists Records/Cramps
pop
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Disco dalla tinte malinconiche andanti, un pop solitario che si mischia con elettronica, poesia offuscata da pensieri e riflessioni, un lavoro che parla e pensa, un cantautorato che tira somme e linee esistenziali di gamma.
Cose da difendere è l’esordio di Ledi, artista di origini albanesi, ma italiano a tutti gli effetti, nove brani dal profondo climax 80s, tracce che tra violoncelli, un basso e una chitarra acustica disegnano stanze di vita, intimità e riflessi mai sopiti, un far riemergere ricordi e amori tra vapori e nebbie che l’autore evoca, auspica.
C’è un vago sapore di Baustelle ovunque a sorreggere la melodica strutturale, come una fragile tenerezza nel raccontare di Ledi, una poetica piacevole che – senza sconvolgere nulla – comunque arriva al suo approdo, quello di incuriosire l’ascoltatore e dividerne con esso le modulazioni vitali.
La schiettezza di Telemaco, un Battiato in sottofondo Un tempo, la visionaria Nausicaa e il gioiellino finale cantato in lingua madre Zemra ime come esempio di un esordio non male, un autore dal quale ci si può aspettare molto.
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