Lebowski
Disadottati
(Autoproduzione)
post-punk
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Terzo lavoro per i marchigiani Lebowski, Disadottati, la forza di una espressione storta e acuta che sin dagli esordi stupisce orecchi e intendimenti per una verve ed una altrettanta capacità di colmare – diciamo meglio – riempire il valore alternato di una musica di “pregiato terremotato” stilistico.
Post-punk, anni 80/90 a cavallo di una elettronica compulsiva, tinte acide a colorare il tutto e una efficace geometrica d’insieme che sarebbe un peccato mancare, una bestemmia non passare almeno “100” volte sul piatto stereo di casa.
Otto tracce schizzate, preda di un’isteria alternative che – per voce –della propria estensione distorta si fanno colonna sonora immediata per momenti di allucinazione dancy, una portata di suoni e atmosfere notturne, alienate, che girano e penetrano subdolamente in testa come il caos tribal noisey-jazzly che stordisce in Il cielo è sempre meno blù, l’aria disturbata e ritmata alla AFA El Salvador offshore o il funk delirante di stampo weatherreportiano che giostra la bella e finale Signor Costa!; l’ingrediente principale del nuovo disco dei Lebowski è l’immediata analogia con le piccole genialità soniche, dinamiche che colpiscono a presa rapida conferendo all’underground corrente la grammatura di un qualcosa in più, elevata.
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