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Lebowski: Disadottati

I marchigiani Lebowski arrivano con Disadottati, otto tracce fuori pista che dirottano l’ascolto fuori delle banalità di un certo indie seriale

Lebowski

Disadottati

(Autoproduzione)

post-punk

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[youtube id=”_b-p8PS-Lnw” width=”620″ height=”360″]

LEBOWSKITerzo lavoro per i marchigiani Lebowski, Disadottati, la forza di una espressione storta e acuta che sin dagli esordi stupisce orecchi e intendimenti per una verve ed una altrettanta capacità di colmare – diciamo meglio – riempire il valore alternato di una musica di “pregiato terremotato” stilistico.

Post-punk, anni 80/90 a cavallo di una elettronica compulsiva, tinte acide a colorare il tutto e una efficace geometrica d’insieme che sarebbe un peccato mancare, una bestemmia non passare almeno “100” volte sul piatto stereo di casa.

Otto tracce schizzate, preda di un’isteria alternative che – per voce –della propria estensione distorta si fanno colonna sonora immediata per momenti di allucinazione dancy, una portata di suoni e atmosfere notturne, alienate, che girano e penetrano subdolamente in testa come il caos tribal noisey-jazzly che stordisce in Il cielo è sempre meno blù, l’aria disturbata e ritmata alla AFA El Salvador offshore o il funk delirante di stampo weatherreportiano  che giostra la bella e finale Signor Costa!; l’ingrediente principale del nuovo disco dei Lebowski è l’immediata analogia con le piccole genialità soniche,  dinamiche che colpiscono a presa rapida conferendo all’underground corrente la grammatura di un qualcosa in più, elevata.

 

 

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Max Sannella
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