Leafblade
The Kiss Of Spirit And Flesh
(Cd, Kscope)
folk, progressive rock
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E’ sotto il nome Leafblade che Sean Jude (voce, chitarra acustica) e Kevin Murphy (basso) si sono uniti per suonare un folk progressive ispirato dalla poesia e dalla natura, con richiami ad epigrammi celtici e medievali. Nel 2003 ai due si unisce Daniel Cavanagh degli Anathema (chitarra e voce). Beyond, Beyond è il titolo del loro primo album targato Aftermath Music, nel 2006. Il gruppo di Liverpool è tornato quest’anno con The Kiss Of Spirit And Flesh, disco prodotto dallo stesso Daniel Cavanag e con Daniel Cardoso ospite alla batteria.
Ispirati dal folk medievale di Donovan, quello celtico di Alan Sttivell e dal progressive rock di Genesis, King Crimson e Porcupine Tree, i Leafblade fanno leva anche sull’alternative rock grazie all’esperienza di Cavanag negli Anathema. Le armonie vocali sono identiche a quelle di Simon & Garfunkel (come anche i molti passaggi folk intimi). I costrutti sono quelli del progressive classico, ma è il contenitore folk quello prevalente.
L’album inizia con il folk acustico rinascimentale di Bethlehem. Le corde della chitarra suonano come un liuto: il tono è epico, e l’orchestra da il tocco sinfonico al brano, condito dall’impasto vocale di Jude e Cavanagh. Le due anime del disco (quella pastorale e quella rumoristica) sono guidate rispettivamente dalla chitarra acustica di Jude e da quella elettrica di Cavanagh.
E’ proprio di questa alternanza di essenze che è composto il secondo brano The Hollow Hills (Starry Heart). Sunset Hypnos inizia invece con toni da ninna nanna per poi sviluppare un crescendo distorto che ruba la scena.
Ma è in Fuchsia che il gruppo riesce ad esprimere appieno la spiritualità: gli arpeggi della chitarra diventano un tutt’uno con la natura, raggiungendo la pace zen.
Oak Machine è una filastrocca per chitarre e armonie vocali (la similitudine con Simon & Garfunkel è quasi imbarazzante). Ci pensano le sferzate della chitarra distorta di Cavanagh a spezzare l’atmosfera pacata.
L’alt-folk di Thirteen sembra invece uscire da un album dei R.E.M, mentre Beneath A Woodland Moon è una valida ballata folk intima e nulla di più.
Gli 11 minuti di Portrait chiudono il disco. Inizia come la precedente ma più spettrale, per poi ricongiungersi al sinfonismo del brano che apre il disco.
In definitiva The Kiss Of Spirit And Flesh rielabora un po’ troppo sterilmente le influenze e i brani adottano costruzioni che si ripetono troppo spesso, facendo perdere progressivamente interesse al disco in toto. Se la cosa più interessante è il brano più corto dell’album allora c’è qualcosa che non va.
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