Laika Nello Spazio
Dalla Provincia
(Overdub Recordings)
rock, noise, hardcore
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Dalla Provincia è il debutto discografico dei Laika Nello Spazio, power trio milanese composto da due bassi e batteria, lanciato dai due singoli Il Cielo sopra Rho e La Scala di Grigi.
10 tracce dal sound diretto, distorto, viscerale, di pancia, espresso attraverso quell’essenziale che sfugge agli occhi ed un cantato affine allo stile degli Offlaga Disco Pax, de Il Teatro degli Orrori e dei Massimo Volume di Stanze.
Quello dei Laika Nello Spazio è un rock noise ronzante, a tratti punk hardcore e new wave dark, che in Zenit e La Città delle Stelle ricorda le sonorità dei Jesus And Mary Chain e dei Black Rebel Motorcycle Club, tra accordature cupe, oscure, distorte al massimo, ed una batteria potente che scandisce perfettamente tutta la sofferenza dei testi.
Dalla Provincia è un concept album che racconta la perpetua condizione di disagio dell’essere umano, tema che da sempre ha ispirato la musica di ogni generazione.
Abbandonare la provincia è un pò come fuggire da stessi, ma la provincia, in questo caso, non è intesa come luogo fisico e sociale, ma piuttosto come un luogo dell’anima, dal quale, invece, scappare è impossibile.
E dunque “Benvenuti nel mondo dove Laika viene mandata nello spazio”: in questo mondo nel quale Laika siamo tutti noi, dove ci raccontano che ogni guerra è utile per la pace, dove gli ultimi rimarranno sempre ultimi, capovolgendo il famoso proverbio.
I Laika Nello Spazio ci raccontano la condizione attuale dell’essere umano, ormai costretto a vivere incapsulato in una macchina che va sempre più veloce e senza freni. Siamo come la cagnolina Laika, costretti a fronteggiare lo stress, la paura e la solitudine.
Ma la consapevolezza è che la vita continuerà comunque, che il tempo non si fermerà ed il “sole splenderà e la notte continuerà ad ispirare i poeti”.
Quindi, c’è ancora quel filo di speranza che risiede nella cultura: torneremo a difendere la verità, a sostenere la giustizia e ad affrontare l’opposizione, con il coraggio del Leone della tribù di Giuda.
Il Cielo sopra Rho è un omaggio al film Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders, “ma senza gli angeli di Wenders”: una visione nichilista della provincia e del percorso di crescita di noi comuni mortali, sommersi da false speranze e rassegnazione, vittime e carnefici della nostra stessa evoluzione ed impotenti di fronte a questa condizione di squilibrio sempre più apollinea, a discapito della creatività dionisiaca.
Il tema dell’omaggio a Wenders torna nel brano Sogno Immaginifico, nel quale troviamo riferimenti ai circensi del quartiere ed alla trapezista che si allenava a danzare in alto per vincere il suo disagio terreno ed esistenziale. Un pò come dire che la cultura e l’arte rappresentano l’unica via per fuggire dalla depressione e per raggiungere l’immortalità.
Indossiamo facce per nasconderci da un nemico invisibile alle nostre spalle, ma quel nemico, forse è dentro di noi. Il Piccolo Principe ci insegna che l’essenziale è invisibile agli occhi, perché risiede nell’abisso della nostra anima, nella profondità oscura e terrificante delle nostre emozioni.
La Scala di Grigi, invece, ci mette di fronte a domande esistenziali non convenzionali: “Quanto costa sentirsi diversi? Quanto paga accettare i propri limiti? Qual è lo scopo reale del voler contraddire a tutti i costi il parere del proprio interlocutore?”.
Bè, in una società come la nostra, dominata dal relativismo assoluto, la vera contraddizione è considerare tutto o bianco o nero. La Scala di Grigi ci fa riflettere sul pregio, oggi assai raro, di saper ascoltare e di saper accettare anche punti di vista differenti dal nostro, e viceversa. Senza tutto questo, nessuno ne esce vincitore. Ma poi, serve davvero un vincitore?
E pensare che negli anni ’70 il compianto Johnny Thunders cantava: “Siamo nati per perdere”.
Dalla Provincia, dunque, è un disco carico di pathos, uno sfogo contro quelli che si sentono migliori di altri, contro tutte quelle azioni di circostanza e di convenienza.
Un percorso di crescita quotidiana, contro la banalità del male raccontata da Hannah Arendt, e perennemente in salita, come nel Mito di Sisifo di Camus.
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