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Lagwagon: Railer

I Lagwagon tornano con la nuova release dal titolo Railer, il solito - piacevolissimo - treno in corsa carico di punk-rock melodico.

Lagwagon

Railer

Fat Wreck Records

hardcore, melodic punk, skate & roll

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lagwagon_railer_recensioneBentornati a bordo del Lagwagon.

I Lagwagon, alfieri del punk/hardcore melodico statunitense degli anni ’90 (al pari di band come Bad Religion, NOFX, No Use For A Name, Rancid, Green Day e Offspring) e capitanati dallo storico frontman Joey Cape, a distanza di cinque anni dal disco precedente Hang, tornano con la nuova release dal titolo Railer, anticipata dall’uscita dai primi due singoli Bubble e Surviving California.

Eh già, la California che, nel bene e nel male, tra mito e realtà, è sopravvissuta all’usura del tempo e delle mode.

A metà dei meravigliosi anni ’90, la California era dominata dal genere pop punk, o revival punk, che aveva smontato, ammorbidito e tradito i concetti primordiali del punk, fino a raggiungere livelli sofisticati di tortura grazie a gruppi come Sum 41, Good Charlotte, Blink 182 e tutta l’ondata celtica che ne scaturì.

Fu così che, a metà degli anni ’90, mentre l’hardcore continuava la sua evoluzione lontano dai riflettori mainstream, gli skateboard, le camicie a quadri, i pantaloni extralarge con il cavallo basso e le serie-tv sulla scia di Beverly Hills 90213 divennero vere e proprie mode must-have.

Railer racchiude dodici tracce che per molti suoneranno anacronistiche e strettamente legate all’adolescenza di quel preciso momento storico.

Nonostante siano trascorsi quasi trent’anni dagli esordi, i Lagwagon hanno mantenuto intatto il loro trademark compositivo: hardcore melodico di base, tracce di hard rock nell’incipit di Stealing Light, sonorità più heavy in Surviving California e Bubble (probabilmente i punti più alti dell’intero disco), strutture musicali a tre accordi, armonie semplici, malinoniche e spensierate, ritmi ballabili, riff ripetitivi e coŕetti da stadio.

Tutto questo è la comfort zone dei Lagwagon: la bolla protettiva all’interno della quale ogni pezzo suona come una vecchia canzone della band di Santa Barbara, come un nostalgico e malinconico ritorno al passato, come un inguaribile Peter Pan.

Auf Wiedersehen!

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Andrea Musumeci
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