Ladytron
Gravity The Seducer
(CD, Nettwerk]
electro-pop
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Forti di 4 album che hanno entusiasmato i patiti dell’electropop, di svariati remix per gruppi come Nine Inch Nails, Placebo e Bloc Party e di un best of uscito all’inizio di questo 2011, tornano i Ladytron col quinto album di inediti.
In questo Gravity The Seducer, co-prodotto con Barny Barnicott, già all’opera con i Ladytron nel 2004 e successivamente con Arctic Monkeys, Kasabian ed Editors, troviamo praticamente un sunto delle sonorità che hanno accompagnato la band di Liverpool dall’esordio datato 1999 fino ad oggi.
L’album si apre col primo estratto White Elephant, dreampop di ottima fattura molto vicino alle prime sonorità dei Ladytron e a Fever Ray, con una Helen Marnie davvero in forma e un video meraviglioso ad accompagnarla.
La più malinconica e noiosa Mirage lascia spazio alla maggior sperimentazione dell’ottima White Gold, uno dei brani migliori dell’album.
Ace Of Hz riporta alle sonorità più commerciali della band, così come la “daftpunkiana” Ritual .
Pura electropop anche per Moon Palace mentre più space risulta l’algida Attitude Blues.
Con la teatrale Ambulance si nota un tentativo dei Ladytron di azzardare maggiormente, anche se il risultato non è pienamente convincente.
Poco convincenti anche le sonorità vagamente tribali di Melting Ice.
Proseguendo nell’ascolto di questo nuovo lavoro, appare quasi immediato pensare che la band non abbia cercato più di tanto di rinnovarsi e quando l’ha fatto, è successo con poche idee originali non all’altezza del loro standard. Le cose migliori sono quelle in puro Ladytron-style.
Transparent Days ha un ritmo crescente, molto kraut; 90 Degrees si avvicina parecchio alle ultime cose di Karin Andersson.
Chiudono le sonorità deja-vù di Aces High.
Questo Gravity The Seducer probabilmente accontenterà chi era in astinenza di qualche brano nuovo dei Ladytron; per gli altri, qualche brano di notevole fattura e nel lungo termine un po’ di noia.
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