La Monarchia
Parliamo dieci lingue ma non sappiamo dirci addio
(Dischi Soviet Studio)
rock
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Un titolo lungo come quello scelto da La Monarchia per il loro album d’esordio, Parliamo dieci lingue ma non sappiamo dirci addio, lascia già intuire come il quartetto toscano sia poco incline ai cliché.
E infatti l’open track Sei come me scopre subito le carte. L’irrinunciabile melodia italica si appoggia alle ritmiche di un punk easy, con linee di basso alla Blink 182.
In Ti vedo la chitarra si fa ancora più dura in un riff efficace che sa di già sentito.
Non esco più ha un testo curioso cantato con una voce rabbiosa che mi ha fatto pensare come sarebbe sedersi sul divano e non uscire più dal mondo tutto sommato perfetto di Happy Days tra Fonzie e donzelle per poi spegnere la TV e ritrovarsi, ahimè, ancora prigioniero dell’attualità di uno qualsiasi dei vecchi film di Alberto Sordi che i decenni trascorsi non hanno intaccato, lasciando le nuove generazioni arrabbiate allo stesso modo delle precedenti.
In alcuni passaggi di questo lavoro convivono il furore di strumenti picchiati duro – Perdere, brano molto rumoroso, è particolarmente significativo in questo senso- e momenti di riflessione in cui le corde della chitarra disegnano un arpeggio appena pizzicato che sembra quasi l’esercitazione di un principiante con le scale.
E forse è proprio la coesistenza di queste due anime opposte il punto di forza de La Monarchia.
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