Kutso
Che Effetto Fa
(Wing/Godfellas)
pop-rock
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Dopo la partecipazione al Primo Maggio, l’exploit a Sanremo, due dischi all’attivo e ospitate su diversi canali TV, i Kutso ritornano con il nuovo lavoro Che Effetto Fa, frutto di una line-up del tutto rinnovata con l’unico elemento superstite, il singer Matteo, rimasto nella band. E’ infatti sulle sue interpretazioni canore, senza nulla togliere agli altri elementi creativi della band, che si concentra il sound della band romana, sempre ironica, pungente e spensierata.
Questo cambio di formazione ha portato alla stesura di una decina di brani che hanno una veste meno rock rispetto agli album precedenti, accompagnati da sintetizzatori, reinventando di fatto il sound dei Kutso, con la solita scrittura di Gabbianelli sarcastica su melodie solari a raccontarci i mali quotidiani. Più pop e meno rock dunque, ma i contenuti sono sempre contro una certa politica, l’ipocrisia, i falsi buonismi, le bugie mascherate.
La title track punta il dito sul conformismo recitando “Ti sei sposato persino in chiesa e fai la spesa. Dov’è finita la rivoluzione? Lei ti chiama Cucciolone” e in tutto il disco si canta una sorta di mordace invettiva contro la disoccupazione, la frivolezza, i leoni da tastiera, rimanendo fieri di aver scelto il colore verde, come gli abiti indossati nella copertina del disco, invece di rimanere tra quelli che vedono solo o bianco o nero.
Matteo Gabbianelli riforma i Kutso con Brian Riente alla chitarra, Luca Lepore al basso e Bernardino Ponzani alla batteria. I quattro continuano a produrre canzoni solari, divertenti, che fanno riflettere e non mancano i sentimentalismi con le ballate come Uno più Una, che racconta un amore incosciente tra scenate e progetti che mettono in luce la parte “seria” dei Kutso (il nome, lo ricordiamo, si legge all’americana, con la U che diventa A).
Album piacevole, manca un po’ di follia avvertita maggiormente con gli elementi che hanno dovuto abbandonare la band e che si divertivano tantissimo sul palco. La vita è però fatta di pagine da girare e ad una band che le ha cantate letteralmente in faccia a Maurizio Gasparri e che ha saputo tenere il palco con un pubblico che non lo ascoltava va data per riconoscenza un’opportunità.
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