Korn
The Path of Totality
(Cd, Roadrunner)
nu-metal
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Fenomeno morto e imploso sulle proprie ceneri, il nu-metal ha avuto tra i suoi massimi esponenti i Korn, autori di veri e propri capolavori del genere.
Davis e soci tornano ora con questo The Path of Totality, destinato a irritare i loro fan della prima ora e ad attirarsi qualche sberleffo dai metallari duri e puri.
Chi vorrà invece ascoltare i Korn del 2011 senza preconcetti e ha un pizzico di gusto del tamarro… avrà di che divertirsi (almeno un po’).
The Path of Totality è stato impropriamente definito come “i Korn incontrano il dubstep”; in realtà sono i Korn prodotti da alcuni dei nomi più interessanti della scena dubstep/drum ‘n bass e elettronicherie da dancefloor più in generale. Tutta roba che con Burial (il più apprezzato in ambito dubstep), giusto per fare un esempio, non c’entra niente.
L’idea di mischiare i chitarroni con scariche di elettronica è stravecchia e vi avevano partecipato anche i Korn: era la colonna sonora di Spawn, del 1997, in cui gli Atari Teen Age Riot flirtavano con gli Slayer, i Metallica con Dj Spooky e – tra le accoppiate improbabili in scaletta – i Korn avevano un pezzo con i Dust Brothers.
Il risultato di The Path of Totality è una somma discretamente amalgamata dei “soliti” Korn più il lavoro di Skrillex, Noisia ed Excision. Skrillex in particolare è quello che collabora ai pezzi migliori, ma in generale il risultato degli “innesti” è sempre apprezzabile e divertente.
Il problema semmai sono proprio i Korn, che non hanno perso il vizio di sfornare un album intero quando la metà delle canzoni sono al più degne di essere piazzata con b-side di qualche singolo. Alcuni brani, a partire dalla seconda metà dell’album, hanno dei veri e propri buchi, o sono solo un abbozzo compositivo, poco più che una ritmica, e le scariche elettroniche degli ospiti hanno l’amaro sapore di qualcosa chiamato a supplire le mancanze dei Korn, più che ad arricchire o rinnovare un sound.
Quello che funziona, Get Up!, Narcissistic Cannibal e Chaos Lives in Everything su tutte, marcia davvero bene, con Davis ispirato nei suoi classici vocalismi, e un impianto compositivo e sonoro all’altezza dei migliori Korn. Ma altri due/tre pezzi carini, annacquati in mezzo disco assolutamente insignificante, lasciano l’amaro in bocca su un’operazione forse frettolosa, forse non completamente ispirato, ma che comunque poteva avere sfogo in uno o due Ep, piuttosto che su un Cd “intero”.
The Path of Totality riesce ad unire in un solo disco alcune delle canzoni più belle e alcune delle più inutili che i Korn hanno mai registrato.
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