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Kamikaze Kings: The Law

La risposta teutonica agli Steel Panthers: truccatissimi e barbutissimi, i tedeschi Kamikaze Kings propongono un hard rock robusto ma privo di novità eclatanti

Kamikaze Kings

The Law

(Cd, Limited Access Records)

hard rock

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Kamikaze Kings- The LawBisogna concentrarsi sempre sulla musica per ottenere giudizi positivi, ma è chiaro che i Kamikaze Kings abbiano deciso di puntare con The Law anche alla loro immagine di glammer truccati di rossetto e capelli laccati, indossando giubbotti di pelle che mostrano petti villosi esibendosi in pose macho. I lustrini vintage dei The Darkness al loro primo disco ha riportato in auge un look tanto caro alle glam band anni 80 come Motley Crue e Poison, e da qualche anno abbiamo conosciuto anche i Steel Panther, truccati per l’occasione. Questo look, abbinato a una buona musica, potrebbe far da traino per poter vendere dischi e far fiondare gente sotto il palco in un’era dominata dal pop e dal download.

Ma non so se è sufficiente per il loro album d’esordio, The Law, un rumoroso rock più alla Motorhead che alla Steel Panther, se ascoltando Boneshaker Boogle e All In Vain il vocione del singer Elmo Kamikaze può effettivamente ricordare il Lemmy da giovane. Chitarre bellicose con purtroppo il minimo di arrangiamento. I bei assoli di una volta non li fa più nessuno, è una cosa che non riesco a capire. Non è un disco sorprendente pur partendo da I Am The Law, il secondo pezzo, forse il più riuscito, e il loro singolo di lancio, Boys ‘n’ Men, con quel ritornello che riesce ad entrarti nella testa.

L’album sembra inizialmente cavarsela bene con il buon trittico di apertura, abbiamo canzoni di alta densità elettrica con un strofa-ritornello dei più classici, tanta grinta, sudore che pare uscire dalle cuffie del lettore, ma manca qualcosa che possa far gridacchiare WOW. Ogni tanto sembra che oltre al grintoso muro sonoro l’ascoltatore aspetti un guizzo, una variante che dia respiro al disco, non necessariamente un lentone straccialacrime. Per esempio Hard Times è un caso a sé, inizia un po’ Spin Doctor versione metallo, ritornello alla Wolfmother che ridà spinta al brano. Ma è già qualcosa di diverso.

Suoni potenti, cristallini In The Name Of Tragedy e Bible Black che rispolverano un heavy metal drammatico rimanendo piuttosto codificato. Il rock blues disperato di Shadows chiude il disco senza lasciare il segno. Saturday Night Hero non si fa notare certo per qualche sessione solista della chitarra che avrebbe bisogno di qualche riffetto diretto.

Dobbiamo però ammettere che le canzoni sono suonate bene e mixate da una post-produzione di buon livello, quello che manca è qualcosa che si discosti dalla solita proposta che ormai pare più un esercizio di stile che la gente ha già ascoltato in diciottordicimila dischi. Comunque sia i Kamikaze Kings, che non sono certamente i migliori sul pianeta nel loro genere, suonano con ondate di idee magari riciclate, ma ancora fresche e talvolta azzeccano il pezzo che martella le casse. Da rivedere al prossimo disco.

Sito ufficiale: http://www.kamikazekings.de/

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Luca Paisiello
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