Kali Yuga
KY
(800A Records)
rock, stoner
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L’appeal della musica elettrica dei siciliani Kali Yuga è dato da una loro indiscussa abilità di incatenare melodie catchy con un’organicità rock che prende tanto dall’alt di certi Thalia Zedek come dalle concrezioni di stampo Motorpsycho la forza, la delicatezza ruvida e il mordente poi rimescolati in queste belle otto tracce del loro disco omonimo, Ky, una “riottosità” garbata che non si smorza nemmeno dopo il loro passaggio sotto il lettore ottico.
A fare da carboidrato in questo ascolto battente anche inserti hard rock e smerigliature stoner, quel tanto che basta per coerenza verso certe suggestioni che man mano che il disco scorre, arrivano in testa come fendenti di vento caldo; i Kali Yuga – dopo una lunga pausa – ritornano in pista con un disco che fa faville e lampi, un’impressione continua di bagliori e cortocircuiti che rendono ancor più genuino l’impatto del tutto, e questo spiega il “geniaccio” che cova nell’esperienziale della band, quel generoso fragore che – se ci vogliamo poi mettere sopra anche il cantato sulle timbriche Bowieane – intriga a mille e rende il “prodotto” facile preda di famelici palinsesti radiofonici in cerca di buon rock da diffondere on air: So are you, Where I used to go.
Dicevamo il norvegian thing dei Motorpsycho 9.04 (Here she comes), Siren, le polveri incombuste di uno stoner doommato Idols e tutto lo slackers unto di garage contenuto nell’epilettica Drunk’n’ sad sono gli alamari principali da fregiare per un lavoro che non passa sott’orecchio, anzi ce ne fossero di dischi così in circolazione, e allora si che tutto tornerebbe a germogliare nel migliore dei modi.
Kali Yuga, grande musica in transito!
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