JudA
Quel Brevissimo Istante In Cui Ti Manchi
(Riff Records)
alternative rock, post-rock
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Non è da tutti i giorni ascoltare un doppio album di un gruppo italiano, per giunta sconosciuto ai più. Ci regalano questa soddisfazione i JudA, trio milanese, con il loro Quel Breve Istante In Cui Ti Manchi, terzo album della discografia.
Insolita e rischiosa quindi questa scelta di Marco Antoci D’agostino, Alessandro Denti e Alberto Mangili, che propongono in 16 tracce una miscela di post-rock e alternative rock in tutte le sue declinazioni: da una parte c’e il post-rock oscuro degli Ulan Bator e quello arioso dei Sigur Ros, dall’altra c’è l’impeto di Kyuss e Shellac. Questa ambiziosa opera infatti riassume in un certo senso il lato più alternativo degli anni ’90 musicali, sviluppando queste influenze secondo esigenza sonora e non per farne il verso.
E’ chiara l’influenza dei Mogway ad esempio nel post-rock distorto di Vibra, brano che apre il primo dei due dischi. Isolamento invece adotta le sperimentazioni chitarristiche dei Sonic Youth per poi sfociare nel sound claustrofobico e oscuro tipico degli Ulan Bator.
Il suono di Nel Deserto lentamente si inabissa, come a voler significare un viaggio nell’anima, giocando continuamente sul filo della tensione e dell’emotività. L’esplosione delle distorsioni è solo una liberazione, una veloce risalita in superficie.
Le aperture di archi e piano in stile Sigur Ros di Aquiloni A Nord concedono un attimo di respiro all’ascoltatore: questo piccolo raggio di sole viene prontamente oscurato dallo stoner aggressivo Kyussiano di Ars Oblivionis. Fiele, con le sue chitarre Slintiane rappresenta invece un passo falso.
Il disco prosegue quindi con il poderoso hardcore noise di 100 (memore degli Unsane), per sfociare nell’apocalittica Di Stomaco (che unisce Cure e Swans). Dopo l’hard rock dai riflessi psichedelici di Del Buio, si arriva all’acustica e paradisiaca L’eleganza Dei Pensieri Semplici, seconda boccata d’ossigeno che chiude anche il primo disco. In questo pezzo la voce femminile è di Laura Spada, ospite come anche Alberto Freddi e Francesco Saverio Gliozzi che suonano gli archi nella già citata Aquiloni A Nord.
Il granitico alternative rock di Nuove Invenzioni apre la seconda parte di Quel Brevissimo Istante In Cui Ti Manchi, che musicalmente è meno compatta ma forse più interessante. Avvincente è anche Il Coma Della Ragione, con uno spoken word di Alessandro Gambardella, che legge un breve stralcio tratto da La Prosivendola dello scrittore Daniel Pennac.
La litania orientale esoterica de L’inferno E Il Cristallo si ispira ai Pink Floyd di Set The Controls For The Heart Of The Sun: poi un mare di distorsioni domina la scena. Yakamoz continua sulla stessa linea: si tratta di un esercizio psichedelico introspettivo che si muove tra angoscia, incubo e visioni allucinate.
LA chiusura è affidata al folk bucolico di Quasi Smetto e al post-rock arioso Sigur Rosiano di Riflessi Nel Ghiaccio (con esplosione finale). I giochi non terminano qui: a completare la già ampia rosa di brani ci pensa la chilometrica bonus track Agricoltore: si tratta di una dilatata e travolgente jam noise-psichedelica, con assoli spaziali e una densa trama di distorsioni.
Quel Brevissimo Istante In Cui Ti Manchi è un disco che non presenta cali evidenti: per essere un doppio album riesce addirittura a non annoiare. Le atmosfere claustrofobiche e martellanti sono intervallate da brani più dilatati e ariosi posti in modo strategico. Tuttavia se le idee fossero state concentrate su un solo disco ci troveremmo davanti ad un grande album di una band italiana (cosa rara). Il risultato raggiunto dai JudA è comunque ampiamente soddisfacente.
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