Jay Brannan
Rob Me Blind
(Cd, Great Depression Label)
folk, pop
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E dire che era tutto iniziato con dei video malinconici home-made pubblicati su youtube, che ritraevano un uomo con una chitarra ad intonare canzoni malinconiche. Poi la svolta con l’apparizione in 2 film, seguiti rapidamente da 2 album dagli ottimi riscontri: tutto questo è Jay Brannan, cantautore texano, giunto ora alla sua terza prova discografica (cioè quella che dovrebbe essere la sua definitiva consacrazione).
Il folk singer americano in Rob Me Blind segna nettamente i suoi limiti compositivi e di scrittura, non andando mai oltre la banalità e la piattezza: le sue liriche sull’amore giovanile vanno a braccetto con le strutture-fotocopia delle canzoni. Ovunque la chitarra acustica detta i ritmi, su cui si inseriscono puntualmente gli archi e la voce pulita di Jay. E’ forse proprio con l’uso spropositato di quegli archi che si cerca di nascondere la pochezza di idee del disco. Mossa alquanto prevedibile è forse quella di mescolare il canto in inglese al ritornello latino americano, come accade in Spanglish: una mossa commerciale senz’altro e che dimostra quanto sia più facile seguire la moda piuttosto che crearla. Tocchi di pianoforte invece per l’intima Greatest Hits e ritmo marziale di batteria per Myth Of Happiness. Il corpo estraneo del disco però è sicuramente l’elettrica La La La: pulsazioni elettroniche ed arrangiamenti beatlesiani eccentrici pongono questa canzone fuori dallo schema logico dell’album. Un vero pugno nello stomaco. Il resto dell’album è evitabile: Jay racconta sempre le stesse cose (l’amore) usando sempre gli stessi mezzi (gli arrangiamenti)
Non ci si stupisce d’altronde che ogni folk singer americano venga osannato, almeno in patria, data la pochezza musicale degli ultimi anni, in un panorama ormai colonizzato da noiosi gruppi di musica indie.
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