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Jason Collett: Rat A Tat Tat

Rat A Tat Tat, titolo onomatopeico per la nuova release di Jason Collett (già con i Broken Social Scene), songwriter canadese da sempre all’insegna del cantautorato indie-rock

Jason Collett
Rat A Tat Tat

(CD, Arts & Crafts)

Indie-rock

[starreview tpl=16]

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Jason Collett Rat A Tat TatRat A Tat Tat, titolo onomatopeico per la nuova release di Jason Collett, songwriter canadese da sempre all’insegna del cantautorato indie-rock, di ispirazione e toni country.

Per chi non lo conoscesse, il musicista canadese, nativo di Toronto, è già stato membro di varie realtà musicali, come i Broken Social Scene, i Bird e gli Ursula, band che in Canada e negli States hanno riscosso un discreto seguito. A differenza di queste esperienze, il Collett solista è maggiormente interessato all’esplorazione di radici musicali quali la country music, il vintage rock e il più puro cantautorato americano.

Rat A Tat Tat porta dunque avanti il discorso musicale intrapreso con gli album precendenti, riscattando tutte le buone impressioni lasciate da Here’s To Being Here nel 2008, e sancendo l’onestà della proposta di un autore dall’ormai comprovato valore ed esperienza.

Nel dettaglio l’album contiene una manciata di brani ispirati alla sua terra d’origine, alla natura imponente del Canada (Lake Superior, Winnipeg Winds), in cui si respira un certo feeling bucolico di chiara estrazione folk. D’altro canto Collett racconta anche di scenari urbani e relazioni personali, come in Rave On Sad Songs, oppure Love Is A Chain, ricordando la lezione di maestri cantori della modernità come Bob Dylan, o Leonard Cohen.

A livello sonoro è interessante notare come a ovvie ispirazioni dichiaratamente vintage, i Rolling Stones (Love is a dirty word) e i Beatles (Long may you love, The slowest dance), vengano affiancati riferimenti più moderni, come un certo Prince, oppure anche Lenny Kravitz (Lake Superior), sintomo di un autore con una visione musicale di ampio respiro, supportata, sul versante tecnico, dall’ottima produzione a opera di Carlin Nicholson e Michael O’Brien.

Pur rimanendo all’interno dell’eterogenea scena indie-rock, Jason Collett è song-writer con una sua personalità, in grado di rileggere la lezione del passato alla luce di una matura sensibilità artistica.

Un disco leggero nei toni, ma concreto e professionale nella struttura, in cui è possibile trovare più d’un elemento di interesse, e parecchie suggestioni positive, per un ascolto piacevole e che in questa occasione mette in primo piano il lato più tendente al country dell’umore artistico del nostro.

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