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Isis: Wavering the Radiant

Ed ora gli amanti della scena "post" si sfregheranno le mani. Gli Isis tornano a distanza di tre anni con Wavering Radiant nuovo capitolo di una carriera esaltante, ed escono col solito lavoro maturo e coinvolgente ma che purtroppo perde fisiologicamente qualcosa rispetto al passato

Isis

Wavering the Radiant

(Cd, Ipecac Recordings)

post-core

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isiswrsccArrivano al quarto full in studio gli statunitensi Isis, realtà relativamente giovane (saliti alla ribalta col debutto Celestial targato 2000) ma da subito sulla penna della  critica per il suo modo per certi versi avanguardistico di concepire un concetto hardcore di base.

Una musica fredda, per certi versi aliena e disperata, capace di attingere a piene mani tanto dall’industrial quanto dallo sludge più estremo.

Accomunabili per certi versi ai più famosi Neurosis, gli statunitensi sono stati molto bravi a convogliare tutte le influenze all’interno di una musica personale, dando così vita ad album maturi giustamente idolatrati dalla critica di settore per quello che hanno saputo proporre.

Wavering Radiant è un album coraggioso, dinamico, che sembra calcare la mano su quella che è la componente più hardcore e rabbiosa delle mille sfaccettature della loro musica. Un elemento, che se per certi versi dona originalità al lavoro, sotto altri punti di vista elimina un pò di imprevedibilità alla proposta.

Certo, non è che si possa definire prettamente hardcore la musica degli Isis ma manca qualcosina rispetto alle atmosfere del passato.

Non mancano i soliti sintetizzatori freddi e meccanici, i brani sono tutti lunghi e ben assortiti con la title-track a fungere da intermezzo.

Qualche passaggio non particolarmente impeccabile (Hall of the Dead) ed alcuni pezzi al solito entusiasmanti (Hand of the Host su tutti), per il resto un album decisamente consigliato ma che non regge totalmente il confronto col passato.

Questo non significa che non si tratti di un lavoro comunque più che interessante che continua la tradizione di una band che ha ancora molto da dire nell’ambito dell’estremo moderno.

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Luca Di Simone
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