Interpol
El Pintor
(Matador Records)
indie rock
_____________________
[youtube id=”-u6DvRyyKGU” width=”620″ height=”360″]
Sono passati quattro anni da Interpol, CD omonimo della band di New York destinato a rilanciare una carriera un po’ sopita. All’apparente fallimento della missione era seguito un periodo di riflessione, l’abbandono del bassista Carlos Dengler e una serie di progetti solisti. Insomma, questo era un album destinato a non vedere mai la luce. E invece Banks e soci se ne escono con una decina di pezzi in perfetto stile Interpol e con un titolo (El Pintor) che altro non è che l’anagramma del loro nome (magari con poca originalità), oltre che un hobby del cantante stesso (il pittore in spagnolo). E seppure in versione ridotta, tornano a dare voce alla loro musica e alle loro idee.
Per assurdo, una tale formazione ridotta ha dato al gruppo una marcia in più, e li ha costretti a rivedere il proprio stile compositivo. Rivedere, attenzione, non stravolgere: risulterebbe praticamente impossibile non riconoscere un loro brano persino al primo passaggio radiofonico ancora prima che il dj lo disannunci. Che sia per le tracce di chitarra o per la voce caratteristica di Paul Banks, le sonorità apparentemente fredde ma fortemente stilose del terzetto, che vanta innumerevoli tentativi di imitazione anche oltre oceano, restano un punto fermo della scena indie americana.
A questo proposito è emblematico Same town, new story, un titolo che da solo racchiude l’idea alla base del nuovo album: fedeli alla linea, ma pur sempre consapevoli della necessità di non restare chiusi in casa, ma dare almeno un’occhiata fuori dalla finestra. Ed ecco che i pezzi si alleggeriscono, le sovraincisioni si riducono e i suoni si fanno meno grevi, come si capisce dalla traccia d’apertura All the rage back home, primo singolo estratto e di sicuro uno tra i più accattivanti, e come trova conferma nel susseguirsi delle altre tracce, da Everything is wrong ad Ancient ways. Non c’è solo ritmo, ma anche sonorità effettate, synth e vintage di matrice eighties (Tidal wave), per concludere con atmosfere vagamente decadenti (Twice as hard).
Non c’è molto altro da dire. El Pintor è un lavoro interessante, in puro stile Interpol, che di sicuro non inventa niente di nuovo ma ha la sua ragion d’essere. E i fans si troveranno sicuramente d’accordo.
Gli ultimi articoli di Simona Fusetta
- Generic Animal: recensione di Il Canto dell'Asino - November 25th, 2024
- Coldplay: recensione di Moon Music - November 21st, 2024
- Malice K: recensione di Avanti - November 11th, 2024
- Fantastic Negrito: Son Of A Broken Man - November 6th, 2024
- The Armoires: recensione di Octoberland - October 11th, 2024