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InMe: The Pride

I britannici InMe non si sono certo fermati e la loro proposta attuale, a titolo The Pride, mostra i frutti di un’esperienza cumulata grazie a vari album e live show, fino a giungere a questo alternative rock dal buon tasso tecnico

InMe

The Pride

(Cd, Graphite Records)

alternative rock

[starreview tpl=16]
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InMe- The PrideI britannici InMe, nel 2003 giovanissimi debuttanti con Overgrown Eden, negli anni seguenti non si sono di certo fermati, e la loro proposta attuale, a titolo The Pride, mostra i frutti di un’esperienza cumulata a fronte di vari album e live show.

L’attuale incarnazione musicale del quartetto di Brentwood, Essex, si è fatta meno semplice e scontata degli esordi simil nu-metal appena citati, incorporando progressivamente strati di melodie e strumenti, come le tastiere, fino a giungere a questo alternative rock dal buon tasso tecnico, che ora propongono.

La sostanza di The Pride si divide quindi fra delle partiture chitarristiche in massima parte ben eseguite e ficcanti, che riescono a essere sia melodiche che ritmicamente gradevoli, e le aperture tastieristiche, le quali invece non riescono assolutamente a suscitare lo stesso interesse, a causa di sonorità troppo artificiose, che, se sommate alla vocalità molto emo-oriented di Dave McPherson, finiscono per svilire i buoni propositi di partenza gettati dagli strumentisti.

Peccato, perché il trittico iniziale, composto dall’opener Reverie Shores, Moonlit Seabed e A Great Man, è davvero molto valido, nel suo incalzante sviluppo sonoro, tecnico ma fresco. Il proseguimento dell’album vede invece un costante rallentamento dei tempi e una sempre più marcata tendenza alla ballatona strappalacrime.

Il limite degli InMe, in relazione all’uso fin troppo mainstream di voci e tastiere, sta quindi nel non voler essere ne carne (rock) ne pesce (pop). L’espediente stilistico messo in atto, volto a bilanciare impatto frontale e alta zuccherosità melodica, si ritorce contro la band, che, in sostanza, si sega le gambe da sola, alienandosi le sia simpatie dei rockers, sia quelle dei fanatici del pop.

The Pride è un disco la cui composizione è tutt’altro che banale e scontata, lo si sente negli arrangiamenti, ma finisce invece per sembrarlo in pieno, affogando in una sensazione di mediocrità che azzera la personalità della band.

Occasione mancata.

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