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Indigo Mist: That The Days Go By And Never Come Again

Indigo Mist: l'incontro tra il mondo classico contemporaneo di Karpen e quello jazz di Vu da vita a questo album che esplora i lati più nascosti della mente

Indigo Mist

That The Days Go By And Never Come Again

(RareNoiseRecords)

experimental jazz

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indigo-mist-recensioneThat The Days Go By And Never Come Back Again è l’album del progetto Indigo Mist che vuole essere un tributo a due leggende del jazz, ovvero i pianisti e compositori Duke Ellington e Billy Strayhorn.

I membri del progetto sono il pianista Richard Karpen e il Cuong Vu Trio, a sua volta composto dal trombettista Cuong Vu, il batterista Ted Poor e il bassista Luke Berman. A questi musicisti si affiancano alcuni studenti di Karpen, addetti alle manipolazioni sonore in tempo reale con l’Ipad.

La peculiarità del disco è proprio questa: si tratta di un lavoro elettroacustico, una lunga suite sperimentale fondata sull’interazione del quartetto con fonti musicali algoritmiche sperimentali create da Karpen e gestite in tempo reale appunto dai suoi studenti universitari.

Un’altra caratteristica di questo lavoro durato un anno, è quella di fondere i due mondi di provenienza dei musicisti: quello jazz di Vu e  quello classico contemporaneo di Karpen. Inoltre That The Days Go By And Never Come Back Again esplora più che il lato propriamente musicale quello interiore, compiendo un percorso che si snoda in dieci stati carichi di emotività e sensazioni.

L’Heure Blue apre il disco con un funambolico assolo di batteria che poi rallenta in favore di un crescendo tribale. Già dal primo brano ci troviamo di fronte all’esplorazione di una mente: è la frenesia che lascia il passo ad un’astrazione più profonda, un territorio oscuro e impenetrabile che si fa sempre più intrigante una volta scoperto il meccanismo.

Il battito esoterico continua con Indigo Mist, a cui si aggiungono sparute note di piano, il tutto a caricare l’atmosfera di ignoto e mistero. Il brano assume sempre di più la forma di un viaggio nel subconscio, tra visioni infernali e abissi insondabili. La tromba che si aggiunge in seguito simboleggia un animo tormentato che esplora quei luoghi reconditi. Il finale è denso di sensazioni, quando gli strumenti danno vita ad una scena sonora: il pianoforte è minaccioso, la tromba è allucinata. I riferimenti immediati sono il Discent Into Maelstrom di Lennie Tristano e la lezione quartomondista di Jon Hassel.

A Flower Is A Lovesome Thing sfuma a poco a poco in un jazz notturno decisamente meno claustrofobico: il timbro della tromba stavolta è posato e l’atmosfera è distesa. Rimangono comunque delle piccole tracce dello squarcio precedente, come qualcosa che non si può cancellare e che ha segnato inevitabilmente.

Billy accentua i tratti misteriosi e oscuri, con il pianoforte protagonista dell’esplorazione interiore. In Duke è invece la tromba di Vu a condurre il viaggio verso territori più ariosi e meno ansiogeni. Lo strumento evolve all’interno del brano, dando allo stesso varie chiavi interpretative. La tenera In A Sentimental Mood è una riflessione al chiaro di luna, con Cuong Vu che aleggia come un fantasma conferendo un tocco tra il nostalgico e il passionale.

Le dolci allucinazioni di Charles e Lush Life aprono la strada al disordine mentale di The Electric Mist, dove gli strumenti in preda a dei raptus dimenticano i concetti di ordine e lucidità. L’irrazionale prende il comando in vista del gran finale.

La sensazione iniziale di Mood Indigo (affidato a note casuali e rumori vari) è lo smarrimento, il luogo della scena un angolo della mente nebbioso, affogato forse nell’alcol di un night club di periferia. Le tracce di un noir jazz si sgretolano e mano a mano, fino a distruggere completamente l’atmosfera, annullandola come fa la mente che si riposa dopo essere stata messa alla prova da emozioni forti.

That The Days Go By And Never Come Back Again è un viaggio psicologico che scava ed esplora vari stati emotivi, ognuno rappresentato al meglio dai vari strumenti. Le atmosfere sono cariche di pathos e oscurità, un intreccio misterioso che scandaglia l’animo mettendolo a nudo. Ora il tormento interiore, ora visioni allucinate fanno di questo album di Indigo Mist un prezioso saggio sulla conoscenza della mente e i suoi angoli più oscuri.

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