Il Torquemada
Himalaya
(Cd, Paul Pastrelli Records)
rock
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Il Torquemada sono un power-trio calabro-bergamasco al loro primo disco in italiano, dopo un esordio e un EP in lingua inglese. La storia della musica italiana è costellata di gruppi che seguono lo stesso iter (un nome su tutti, Afterhours); scelta coraggiosa, dato che una tale decisione può rappresentare un vero e proprio salto nel vuoto. Da questa avventura nasce Himalaya, una sorta di concept album in cui la montagna rappresenta il viaggio, la catarsi e infine il ritorno a casa. Il tutto a tempo di rock.
Il sound della band assume nuova forma grazie ai violini (acustici e distorti, come le chitarre) e alle tastiere. I testi acquisiscono maggior spessore e carattere; gli argomenti delle canzoni rispecchiano il concept stesso: la fatica, le emozioni, tutto e il suo contrario, la natura contrapposta al mondo consumistico odierno.
Himalaya è uno di quegli album che si rivelano pezzo dopo pezzo: la prima traccia, ad esempio, che dà il titolo all’album, è una classica canzone d’amore, con archi e chitarre, leggermente barocca, quasi dissonante rispetto al resto. Da K1 in avanti, infatti, i toni si fanno più rock e prende forma il suono caratteristico del gruppo. Una sezione ritmica potente e chitarre acide, sostenute da un cantato distorto e urlato: l’accostamento ai primi Afterhours è necessariamente inevitabile.
13 brani che trasudano rabbia ed energia, che catturano soprattutto nei momenti strumentali (A volte) e nei crescendo quasi epici (K2) che movimentano la struttura melodica. Credo che sarebbe interessante veder crescere la band proprio sotto questo punto di vista, che potrebbe rappresentare la chiave per scongiurare cali di tensione e attenzione a lungo termine.
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