Il Santo
Magarìa
(MondoLive)
folk d’autore
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Magarìa è il quarto lavoro di Roberto Santoro, presentato adesso al mondo come Il Santo.
L’intera opera prende spunto dalle colte radici dell’artista. Infatti Santoro ispirato dal suo amante, il teatro, e dalle sue radici che affondano nella Calabria del sud Italia e ancora più in profondità nella Magna Grecia, rendono evidente il mitico filo logico che coniuga l’album in un unico concept, che rende l’intero lavoro apprezzabile non solo da un punto di vista musicale.
Il primo estratto dell’album, Edipo a Milano, è un chiaro esempio di rivisitazione dei miti antichi. La traccia infatti riesamina il mito di Edipo specie nell’ultimo atto della tragedia di Sofocle (Edipo a Colono) identificata, nella biografia dell’autore, con la morte del produttore discografico Angelo Carrara, che fra tanti produsse anche i primi tre lavori di un giovane Santoro.
Magarìa rappresenta una sorta di rinascita per Roberto Santoro, come se si fosse chiuso il precedente capitolo della vita artistica-musicale dell’autore e fosse rinato con altre spoglie, quelle de Il Santo, un artista adesso più legato ai valori della sua cultura, elementi che vengono riflessi anche nella musica che accompagna la voce di Santoro nel corso di tutta l’opera. Infatti risultano chiari all’orecchio riferimenti alla musica folcloristica del Sud Italia, enfatizzata dall’utilizzo di strumenti tipici.
Fino a qui tutto è chiaro, rendendo anche l’album abbastanza stimolante. Ma senza nulla togliere ai riferimenti colti, la parte veramente interessante dell’album è quando l’autore si spoglia di ogni forzato significato e richiama nei testi forti elementi autobiografici.
Riesaminando l’intero album si scoprono dunque elementi nuovi e ricchi di significato; in primo luogo l’intero disco risulta un monologo ben strutturato dedicato ad una Donna, molto probabilmente una fiamma, immaginando anche che la voce femminile presente nelle tracce sia un chiaro riferimento a questa femmina fatale su di cui sono riversati elementi romantici e malinconici tipici di un amore sofferto, ma che riesce ad ispirare tanta poesia nelle parole di Santoro. I
Esemplificativa in questo senso è Sai Maria, volevo dirti, che si apre con la voce de Il Santo accompagnata da una chitarra acustica:
“Sai, Maria, volevo dirti che
Domani andrò a Venezia,
Lì non sono stato mai…”
Rendendo l’intero lavoro molto più personale.
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