I-Day Festival 2011, 3 settembre 2011 – Parco Nord – Bologna
live report
______________
Totalmente dedicata al british rock, la prima giornata dell’I-Day 2011 che, tranne l’open act dei ravennati Heike Has The Giggles, ha ospitato nell’ordine Morning Parade, The Wombats, White Lies, Kasabian, Arctic Monkeys.
Dopo un’apertuta frizzante con gli Heike Has The Giggles, ben apprezzati dai pochi presenti a metà pomeriggio, ecco arrivare degli abbastanza anonimi Morning Parade, seguiti dopo le 17 da un live molto divertente da parte dei The Wombats. Il gruppo di Liverpool, ha snocciolato uno dietro all’altro i brani tratti dai primi due album, mantenendo alto il livello di attenzione del pubblico già dal primo ascolto.
Picchi del loro live sono state Tokyo, Anti-D, Techno Fan tratte dal secondo lavoro, ma anche Moving To New York, Backfire At The Disco e Party In A Forest cantata all’unisono dal pubblico molto ben predisposto verso la band di Matthew Murphy. Chiusura col botto con Let’s Dance To Joy Division. Voto al live: 3 stelle e ½.
Dopo la consueta pausa per il cambio palco ed il sound check, ecco arrivare i White Lies.
Dopo una partenza azzardata con Farewell To The Fairground e Strangers (forse sarebbe stato meglio partire col botto), ecco arrivare il primo brano un po’ tirato: A Place To Hide, seppur rivista in maniera rallentata, accontenta i presenti che intonano il successo dei londinesi, forse anche meglio del cantante Harry McVeigh, apparso purtroppo giù di tono.
Alternando via via le hit dai loro primi due album, i White Lies, esaltano il pubblico con una versione eccelsa di The Price Of Love, brano che con un incalzare di ritmo avrebbe però meglio figurato in chiusura.
Anche le bellissime Death e Unfinished Business purtroppo sembrano sotto tono e ci si avvicina alla chiusura del set con il primo estratto dal secondo album Bigger Than Us che conferma col titolo che più grandi dei White Lies sabato ce ne sono stati parecchi. Voto al live: 2 stelle e ½ di stima.
Dalla calca che si sta assembrando sotto al palco sembra quasi che gli headliner siano i Kasabian e c’è grande attesa per il loro live.
In effetti la band dei molto carismatici Tom Meighan e Sergio Pizzorno non si risparmia e regala lo show più bello della giornata, con Pizzorno acclamato più volte a gran voce dal pubblico presente.
Il live dei Kasabian si presenta come un bomba di potenza e parte subito alla grande con Club Foot. La gente è bollente e i cori non si risparmiano. Seguono Where Did All The Love ed il primo trascinante inedito dal nuovo album Days Are Forgotten. Shoot The Runner infiamma ancor di più l’arena, come anche un altro estratto, omonimo dell’album nuovo Velociraptor: molto orecchiabile e di sicuro prossima hit.
Dopodichè Meighan lascia il palcoscenico a Pizzorno e al brano I.D. ; purtroppo in alcuni brani il basso è troppo alto e la seconda chitarra di Jay Mehler causerà un fruscio che si protrarrà per gran parte dei live.
La gente però sembra non prestare attenzione a ciò, grazie anche alla violenza sonora dei Kasabian che dopo una sequenza di Thick As Thieves, Take Aim, Underdog ed Empire si prepara al gran finale.
Con una Fast Fuse terminata in Misirlou di Dick Dale e Vlad The Impaler che in versione live scuote quanto i Prodigy, arriva l’inno da stadio L.S.F., brano d’esordio dei Kasabian datato 2004.
A seguire chiusura col botto con le sonorità alla Chemical Brothers del nuovo singolo Switchblade Smiles e con Fire che, semmai fosse stato possibile farlo, ha incendiato ancora più gli animi del pubblico letteralmente ammaliato dai due sciamani Meighan e Pizzorno. Voto al live: 5 stelle.
Appena il tempo di riprendersi ed ecco arrivare i tanto attesi Arctic Monkeys sul palco.
A differenza di ciò che preannunciavano, ovvero di iniziare i concerti col primo brano del primo album (come consuetudine degli Strokes), Alex Turner e soci stupiscono tutti partendo a razzo con Library Pictures e a seguire senza un attimo di respiro con le trascinanti Brianstorm, This House Is A Circus, Still Take You Home e Don’t Sit Down ‘Cause I Move Your Chair cantata a squarciagola dal pubblico presente anche se la percezione è che molti siano sulla collinetta a godersi lo show e la calca sotto al palco sia meno che per i Kasabian.
Poche parole di un Alex Turner presentatosi con un nuovo look (capello corto e ciuffo a banana alla Arthur Fonzarelli di Happy Days) e si riparte con Pretty Visitors, She’s Thunderstorm e Teddy Picker.
Decisamente il live degli Arctic Monkeys è coinvolgente; le canzoni sono ben interpretate senza sbavature, con una qualità sonora eccelsa, ma l’impressione è che il gruppo si “regali” meno al pubblico rispetto ai Kasabian. Altro picco del concerto con la bellissima Crying Lightning e con la furiosa Brick By Brick cantata dal batterista Matt Helders.
Si attenuano i ritmi con la nuova hit The Hellcat Spangled Shalalala ma già con View From The Afternoon e soprattutto con I Bet You Look Good On The Dancefloor si scatena il delirio, anche se è triste constatare che molti presenti piuttosto che godersi il concerto e scatenarsi nel pogo, preferiscono restare immobili a riprendere con il telefonino.
Ci si dirige verso la fine della prima parte dello show con All My Own Stunts, If You Were There, Beware e Do Me A Favour, brani che fanno un po’ brontolare il pubblico attorno a me che vorrebbe piuttosto delle hit come Mardy Bum o Fake Tales Of San Francisco. La chiusura della prima parte mette tranquilli tutti: When The Sun Goes Down è il picco emozionale della giornata, con un coro unico di “molte-mila” persone che introduce al brano forse più ispirato delle scimmie.
Alex Turner & C. escono dal palco e rientrano per un fugace bis: Suck It & See, Fluorescent Adolescent e chiusura con 505. Saluti e goodbye.
Ad un certo punto è sembrato quasi che Turner non vedesse l’ora di andarsene dal palcosenico. Il live comunque è stato di tutto rispetto, anzi averne di live così. Voto al live: 4 stelle e ½.
La prima giornata dell’I-Day, è trascorsa in maniera egregia con un’ottima organizzazione dell’Indipendente Concerti che purtroppo però non ha sopperito alla mancanza dei tanto attesi Vaccines con alcun sostituto. Lo show è stato comunque di altissimo livello!!!!!!!!!
Gli ultimi articoli di Fabio Busi
- Heat Fandango: recensione di Onde - November 18th, 2024
- swan·seas: recensione di Songs In The Key Of Blue - June 26th, 2024
- Intervista ai Coach Party - June 15th, 2024
- Tanks And Tears: recensione di Timewave - May 27th, 2024
- Coach Party, recensione del concerto al Covo Club, Bologna, 17 maggio 2024 - May 22nd, 2024