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Hell’s Island: Black Painted Circle (recensione Ep e intervista)

Gli Hell's Island stanno tracciando la loro rotta con pazienza e metodo. Il loro EP, Black Painted Circle, ha già attirato l'attenzione di molti, tra cui noi di Rockshock. Una pianificazione accurata per un alternative rock corposo e umorale

Hell’s Island

Black Painted Circle

(EP, Autoproduzione)

alternative rock

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Eccoci oggi a parlare con gli Hell’s Island di Brescia riguardo il loro ultimo EP intitolato Black Painted Circle.

Questo lavoro rappresenta la prova che quattro brani sono sufficienti a mostrare le intenzioni e lo spessore di una band. Anche senza conoscere i lavori precedenti del gruppo si rimane positivamente colpiti: i ragazzi sono da prendere sul serio. L’EP in questione arriva dopo anni di gavetta, sopra e sotto i palchi, in cui gli Hell’s Island hanno affinato il loro stile.

Come suonano? Beh, sono stati paragonati ai Tool (per la cupezza e la frammentazione alienante del suono) che incontrano i Soundgarden (per l’anima rock e la voce dotata).

Della band progressive prendono le atmosfere e i frequenti cambi all’interno delle trame musicali, semplificandole e riconducendole a uno stile più propriamente hard rock/alternative metal.

La voce, come già detto, è molto dotata e spero che trovi sempre più la spinta per rendersi unica, osando proprio in virtù delle assodate capacità tecniche.

Nei quattro brani è espressa tutta l’angoscia umana, senza tralasciare temi quali il suicidio.

Vado a chiedere maggiori delucidazioni ai diretti interessati.

 Intervista agli Hell’s Island

Rockshock. Sembra che voi abbiate proceduto poco alla volta nella vostra giovane carriera, come per assorbire ogni nuovo elemento appreso. Questo è in totale controtendenza rispetto a molti gruppi che partono in quarta, sfornando subito 12 tracce, spesso non riuscendo a dare una visione nitida del loro progetto. Questo metodo è voluto o è il risultato casuale di una serie di accadimenti?

Hell’s Island. Più di dieci anni fa siamo partiti con l’idea di scrivere canzoni senza seguire un determinato “filone”, lasciandoci ispirare da diversi generi. Proprio per questo la composizione non è così immediata: riflettiamo molto sul brano, lasciandoci ispirare dai nostri gusti personali (i quali non sempre combaciano).

Rockshock. In almeno due canzoni di Black Painted Circle i testi sembrano fare riferimento al suicidio. Correggetemi se sbaglio. Altrimenti vi chiedo di accennare ai temi trattati.

Roberto (cantante). Naturalmente ogni testo ha la sua storia. Black Painted Circle è il tentativo di immortalare un istante di caos immobile, G.o.d. è una riflessione sulla religione. Credo che con la tua domanda ti riferisca a Down Again e Opaque Solo: anche se trattano di temi diversi – una relazione finita e la solitudine -, entrambe accennano alla possibilità di scegliere. Nelle situazioni più estreme e dolorose spesso si può capire cosa fare della propria esistenza, la quale è così preziosa proprio perché fragile e soggetta alle nostre scelte.

Rockshock. In generale i testi delle vostre canzoni sono cupi e introspettivi: si tratta d’ispirazione distaccata, dovuta a riflessioni generali sulla società, o è un profondo e personale sentire?

Roberto (cantante). Dall’introspezione può derivare una riflessione sulla società, e viceversa. La scrittura avvolge e crea un mondo parallelo, nel quale si cerca di definire e trasformare in parole ciò che si prova. Avevo tredici anni quando scoprii di potere incanalare le mie sensazioni in un gesto così semplice ma allo stesso tempo così potente. Ancora oggi, come allora, penso di vivere fin troppo ciò che scrivo.

Rockshock. L’album II suona più metal e Seventies a mio avviso. I pezzi scelti per Black Painted Circle, presi anche da questo precedente lavoro, sono più compatti, puliti e oserei dire cupi. Verso dove state dirigendo il vostro stile? Come volete essere percepiti dal pubblico?

Hell’s Island. Non sappiamo esattamente dove siamo diretti, e forse è proprio questa ingenuità che ci permette di evitare imposizioni e schemi. In sostanza, non abbiamo uno stile preciso. Al pubblico la percezione!

Rockshock. Come ogni gruppo musicale, avete bisogno di una fan base che vi supporti. Qual è la vostra condizione di creatori di musica originale in Italia? Trovate i giusti spazi nella vostra zona? La risposta del pubblico è incoraggiante?

Hell’s Island. La nostra condizione è molto simile a quella di tutti i gruppi che cercano di proporre musica propria: difficile. Penso non ci siano altri aggettivi utilizzabili. Questa difficoltà è data dal poco spazio offerto a queste realtà, o per meglio dire: lo spazio, inteso come possibilità di arrivare veramente alla gente, è molto ridotto rispetto all’offerta di musica nuova, che negli ultimi anni si è notevolmente ampliata, forse a discapito della qualità. Quando riusciamo ad arrivare alla gente, tramite concerti, interviste ecc…la risposta è incoraggiante e positiva, ma sicuramente dobbiamo ancora lavorare molto per far arrivare la nostra musica a tanto altro pubblico.

Rockshock. Quali sono i prossimi progetti in vista? Un full length o un tour per promuovere l’EP?

Hell’s Island. Entrambi! Stiamo scrivendo nuovi pezzi. Al momento siamo in contatto con delle etichette e spero si possa concretizzare la nostra idea di pubblicare un full lenght. Pronti per tornare sul palco!

Rockshock. Nella vostra pagina Facebook è riportata una citazione inglese, che in italiano suona più o meno così: “i nostri peccati sono realizzati in cielo per creare il nostro inferno, di cui abbiamo evidentemente bisogno”. Potete spiegarmi a cosa si riferisce è qual è il significato particolare che ha per voi?

Roberto (cantante). È tratto da uno scritto di Charles Bukowski. Quando lessi la frase la prima volta pensai fosse un perfetto riferimento ad una delle tante interpretazioni del nome della band.

Rockshock. Grazie ragazzi. Auguro il meglio a voi e al vostro progetto. Chiudiamo l’intervista con un auspicio: che desiderio vorreste far avverare – musicalmente parlando?

Hell’s Island. Penso che la cosa migliore che possa accadere è, una volta terminato di comporre e registrare i nuovi pezzi, avere in mano un disco che ci soddisfi appieno e che ci faccia venire ancora più voglia di condividerlo con più gente possibile. Per adesso le premesse ci sono tutte. Grazie mille per lo spazio concessoci e a presto!

 

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