Helium Horse Fly
Hollowed
Dipole Experiment Records
noise-post rock
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È molto difficile catalogare la proposta dei belgi Helium Horse Fly che all’alba del 2018 danno alla luce Hollwed, un lavoro composto da soli sei pezzi.
Registrato da Xavier Dromard, prodotto da quest’ultimo e Stéphane Dupont, col mastering di Brian Lucey (Ghost, David Lynch, Marilyn Manson…), questo disco ha una caratteristica che lega tutti i brani contenuti al suo interno.
Le canzoni si dipanano lentamente per poi esplodere tremendamente nel finale. Un condensato di emozioni forti, dove si fondono, a volte, tematiche legate al jazz, al noise, al dark ed al metal.
La voce della cantante Marie Billy ricorda molto da vicino quella della prima Bjork ed è sicuramente questo un punto di forza a favore della band, perché è proprio lei, con il suo particolare timbro vocale, a dare le opportune melodie al suono del suo gruppo.
Quando poi la band si lascia andare a forti schitarrate strumentali, sembra, invece, di riascoltare i King Crimson di Red.
Il problema, alla lunga, è che la formula risulta essere sempre la stessa per tutti e sei gli episodi contenuti in Hollowed.
Si parte molto piano e poi si sfocia in veri e propri assalti sonori che, con il passare del tempo, rischiano di sfiancare e di stancare l’ascoltatore.
Di certo il materiale contenuto in questo disco è di difficile assimilazione. E’ angusto, ostico, ma a volte sembra quasi che i belgi vogliano andare su territori troppo ambiziosi e difficili che conducono in un vero e proprio vicolo cieco.
Magari sarebbe stato meglio smussare, in alcuni casi, certi esercizi di stile per condensare il meglio in canzoni vere e proprie. Di certo non un disco dalla facile fruizione che presenta alcune falle.
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