Hate Boss
Time Of The Signs
(Cd, Redled Records)
alternative rock, electroclash, indietronica
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Times of the Signs, il titolo di questo album d’esordio degli Hate Boss, riprende il classico Signs O’ The Times vuol essere un omaggio a Prince, ma scordatevi il languido funk del genio di Minneapolis, i ragazzi, provenienti dal trevigiano picchiano duro con vigorose sonorità elettriche. Il titolo è più un riferimento preciso alla simbologia, da sempre punto cardine nella produzione di Prince.
Già dalla prima traccia Palm Beach, il ritmo è travolgente e tastiere acide fanno pensare immediatamente ai Prodigy al loro apice.
Con Shapes le sonorità virano verso l’indietronica di gruppi come Friendly Fires ma brillano comunque per personalità.
Il brano omonimo all’album, nonchè primo estratto Time Of The Signs, è di altissima caratura e si rivela come uno dei pezzi migliori di questo lavoro.
Decode cala un po’ di spessore, seppure il refrain non esca più dal cervello e potrebbe farlo diventare un vero e proprio anthem.
Con Age Of Flames, la struttura si fa più complessa e il ritmo pieno di elettronica, si avvicina parecchio alla musica trance, stupendo però per originalità.
Monkey e i suoi richiami fidget house trasportano la nostra mente in un ambiente contaminato dalle produzioni dei Crookers e dall’electro clash dei Boyz Noize.
Con Kim Peek si resta sempre in ambito indielectro, così come con Brighter che a differenza del suo predecessore ha però una spinta maggiormente rock.
La chiusura è affidata alla cupa e spettrale elettronica cosmica di Sailing.
Oltre che consigliare caldamente a tutti gli appassionati del genere di conoscere questo ottimo lavoro degli Hate Boss, voglio consigliare ai produttori di spingere su un prodotto di gran fattura che, soprattutto in territorio in Francia e in terra d’Albione potrebbe avere grande fortuna.
Bravi Hate Boss.
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