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Giuseppe Moffa: Terribilmente demodè

Il molisano Giuseppe Moffa, musicista,compositore e suonatore di zampogna torna col secondo disco Terribilmente demodè, una perfetta fusion tra tradizioni e umori world che ipnotizza letteralmente

Giuseppe Moffa

Terribilmente demodè

(Workin’ Label)

folk

12

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moffaMiracoli musicali e d’anima dalla terra di Molise. È uscito il nuovo album del musicista/cantautore/zampognaro Giuseppe Moffa, Terribilmente demodè, un disco in cui il poliedrico artista mette in mostra una bella manciata di cantate, ibridazioni, suoni di frontiera, tradizioni sonore e poesia d’antan, il tutto sospeso tra sogni, storie e pizzicori americani che schiacciano letteralmente qualsiasi motivo di noia , un disco fuori dal tempo ma contemporaneo come pochi, portatore di  goduria estetica a mille.

L’innesto del suono pastorale di una cornamusa mischiato, innestato con folklore, melodrammi, odori orientali All’acque all’acque li funtanelle, gospel, blues Thank you Lord for givin’us Madonna di Montevergine, indie e altre sfumature rende l’ascolto di questo disco una manna uditiva di spessore, un capolavoro – senza mezzi termini – che stacca notevolmente tantissime altre produzioni di serie, antico e moderno in una copula ininterrotta che nel giro fisso di dodici tracce, allarga il cuore e lascia scorrere un’ispirazione rapita, senza tempo.

Disco di ricerca su tutti i fronti, melodie e filtri tradizionali si uniscono all’oggi, strumenti diversi e ospiti come il pianista Primiano di Biase, la band di sempre i Co.mpari e Massimo Giuntini dei MCR, portano l’ascoltatore in un viatico suggestivo, dove – tra le tante – s’incontra lo zampettare campagnolo A ramegne (u sfizi edu ciucce) che si sposa con con lo swing bluesy di U sceme du paese, più giu una scheggia d’Irlanda carrettera Anteprima s’accompagna con la solitudine agrognola della ballata A ‘ndo u tempe ‘nge sta fino a U vecchie azzennarelle, traccia di chiusura che gattona via con il suo bel carico di ricordi e profumi blues di Hammond.

Moffa stupisce, non si ricorda – a corto raggio – disco più soave e benigno di questo. Chapeau!

 

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Max Sannella
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