Giulia Calì
Giulia Sta Bene
(Red Cat Records)
canzone d’autore
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Succede che un giorno quello che ogni musicista sogna accade, ovvero che come per qualunque altro lavoro o attività imprenditoriale, la tua regione stanzia dei fondi per sostenere la tua attività artistica riconoscendo al tuo contributo alla società una dignità alla stregua di una start-up. La regione in questione è la Toscana e quando trapelarono le prime notizie riguardo al bando Toscana100band, tantissima gente non poteva credere ai propri occhi.
Giulia Calì con il suo progetto solista si è aggiudicata una fetta di finanziamenti regionali, i quali le hanno permesso di produrre un album e firmare un contratto discografico con la Red Cat Records. Il disco si intitola Giulia Sta Bene ed è il primo prodotto della politica virtuosa e sperimentale, di cui sopra, che ho modo di ascoltare. Con tale premessa non voglio assolutamente dire che questo album acustico, cantato per metà in italiano e per metà in inglese, infarcito di cantautorato delicato e romantico, sia di per sé una cartina al tornasole dell’intera iniziativa. Sarebbe riduttivo e pretestuoso e poi a me piace dire le cose come stanno senza farmi condizionare da preconcetti di qualsivoglia natura, men che meno meramente ideologica.
Veniamo al disco. La prima cosa da chiarire è che Giulia Calì non è una sprovveduta nonostante la giovane età: il suo primo album autoprodotto risale al 2013 ed era supportato da un canale YouTube che contava qualcosa come 100.000 visualizzazioni. Nel 2015 entra nei Pulse, band nella quale ricopre il ruolo di frontgirl ed al contempo di autrice dei testi. Il 2016 è l’anno del secondo lavoro solista, questo Giulia Sta Bene che la riporta all’interno di una cornice più intima, rarefatta, personale nel senso più denso del termine.
Le influenze ci sono ed alcune sono molto riconoscibili come nel caso di Carmen Consoli per gli episodi in italiano, tuttavia la bella fiorentina ha delle carte niente male in mano. Prima di tutto una voce espressiva e calda, che nei toni bassi e nelle dinamiche sussurrate ha una zampata micidiale. In secondo luogo l’essenzialità della trama sonora imbastita, ridotta quasi all’osso, amplifica la semplicità e la fruibilità di undici brani che vanno oltre il minimalismo del cantautorato italico contemporaneo.
La voglia di fuggire alle etichette sarebbe un altro punto di forza, se non fosse che in determinati momenti la percezione di una leggera incoerenza tradisce un animo ribelle che non ha ancora messo a fuoco pienamente l’obbiettivo. Probabilmente a lei piace così ed un obbiettivo non lo vuole avere, oppure il suo obbiettivo è molto meno “etichettabile” di quanto si possa pensare. Va detto che una piccola scollatura si percepisce ed inficia giusto un po’ lo scorrere della tracklist.
In un mondo di (poco) talent (e molto) show ogni volta che una ragazza decide di farsi strada imbracciando una chitarra e cantando le proprie canzoni, un produttore televisivo muore ed il nostro cuore di melomani si rinfranca. Giulia Calì è prima di tutto vera, ed oggi come oggi non è scontato. Giulia Calì è brava, ma di quella bravura distante dai tecnicismi omologanti. Giulia Calì è una scommessa da puntare sul nuovo cantautorato femminile italiano.
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